Che il ministro Sacconi decidesse di approfittare della drammatica situazione economica per regalare alle aziende la libertà di licenziamento, in deroga all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, era prevedibile. Ma ancora una volta stupisce la scelta governativa di trincerarsi dietro a presunte sollecitazioni, o autorizzazioni, di Cisl e Uil. Sacconi ha infatti giustificato l’emendamento approvato oggi al Senato come necessaria tutela a lui richiesta da Bonanni e Angeletti. La divisione sindacale e l’isolamento della Cgil sono in cima ai pensieri di questo ex socialista impegnato quasi in una disfida personale con la maggiore confederazione italiana. Pochi giorni fa, il medesimo Sacconi aveva fatto passare nella manovra il famigerato annullamento del riscatto pensionistico per studi universitari e servizio militare, assicurando i colleghi di avere l’ok di Cisl e Uil. Magari ce l’aveva davvero, come lascerebbero intuire le prime interviste dei sindacalisti la mattina dopo. Solo che poi hanno dovuto smentire, travolti dalla protesta dei loro iscritti. Succederà qualcosa di simile anche sulla libertà di licenziamento? E’ proprio sicuro, Sacconi, che a Cisl e Uil garbi il ruolo da gendarmi che egli insiste nell’affibbiare loro? Intanto lo sciopero generale proclamato dalla Cgil per martedì 6 settembre riceve una spinta poderosa da questo difensore dei forti contro i deboli.