In vista del voto di fiducia di oggi mezzogiorno alla Cameraè riemersa con nettezza la gerarchia interna del Pdl. Ci sono i capiclan, c’è il segretario-fantoccio, ma al dunque, nei momenti che contano, la guida delle operazioni resta saldamente in mano a Denis Verdini. Sì, proprio lui, l’uomo che all’avvio delle indagini sulla cricca degli appalti pubblici chiedeva stupefatto al “Corriere”: embè, che male c’è se aiuto i miei amici imprenditori? E che ha dovuto poi dimettersi da presidente della “sua” banca, che prestava soldi sempre ai soliti amici e famigli, solo su precisa richiesta di Via Nazionale. Altrimenti gli sembrerebbe normale fare nello stesso tempo il capopartito e il capobanca: leggi capobastone. Proprio per queste sue caratteristiche Verdini gode di una sintonia automatica con Berlusconi e la sua vecchia guardia dell’utriana e previtiana. Si capiscono al volo, si piacciono, condividono mentalità e (im)moralità. In teoria, restando ai risultati elettorali del 2008, il Popolo della Libertà sarebbe tuttora il partito di maggioranza relativa di questo paese. Ebbene, chi lo guida di fatto è Denis Verdini.
Sembra impossibile, ma comanda lui
venerdì, 14 ottobre 2011
Si parla di: Denis Verdini