La finanza è incompatibile con la democrazia?

martedì, 1 novembre 2011

Se fosse vero (ma non lo credo) che il crollo delle Borse odierno è dovuto alla decisione del primo ministro greco Papandreu di convocare un referendum popolare sugli accordi raggiunti con l’Ue, beh, allora si porrebbe un dilemma grave. Possibile che le regole della finanza non possano sopportare il vincolo della sovranità popolare? Capisco che la scelta è drammatica: il governo greco sottopone a referendum provvedimenti che sa essere molto impopolari, perchè non gode di forza e autorevolezza sufficienti a imporli con le sole prerogative istituzionali di cui gode. E’ dunque molto probabile che, come già in Islanda, pure in Grecia gli accordi internazionali verrebbero bocciati nel referendum dalla maggioranza dei cittadini. Con la conseguenza di ratificare un default -la bancarotta- di cui altrimenti nessuno osa assumersi la responsabilità. Sono scelte che nessuno può valutare con leggerezza. Ma è impressionante constatare il timore che rasenta il panico con cui i mercati finanziari accolgono il ricorso alla democrazia diretta. Quasi che per funzionare il sistema finanziario dovesse per sua natura contrapporsi al principio della sovranità popolare.

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