L’idiota in politica e la scritta invincibile

sabato, 28 gennaio 2012

Il sindaco leghista di Sesto Calende, Marco Colombo, se n’è inventata una più del diavolo per far sparire il saggio di Lynda Dematteo “L’idiota in politica. Antropologia della Lega Nord” (Feltrinelli editore) dagli scaffali della biblioteca comunale. E’ un saggio assai documentato e interessante, di cui sono stato ben lieto di scrivere la prefazione italiana dopo avere ospitato due volte l’autrice all’Infedele. La notizia dei maldestri tentativi di far scomparire il libro detestato, coinvolgendo nell’impresa assessori e militanti, è finita stamane in prima pagina sul “Corriere della Sera”. Ovverosia ha conseguito il risultato opposto alle intenzioni. Lunedì sera ho invitato a un pubblico confronto televisivo in tv l’antropologa francese Dematteo e il sindaco Colombo tanto impegnato nell’impedirne la lettura. Ma nel frattempo, si parva licet, visto l’esito della sua iniziativa, mi è tornata in mente la celeberrima poesia di Bertolt Brecht intitolata “La scritta invincibile”:

Al tempo della guerra mondiale
in una cella del carcere italiano di San Carlo
pieno di soldati arrestati, di ubriachi e di ladri,
un soldato socialista incise sul muro col lapis copiativo:
viva Lenin!

Su, in alto, nella cella semibuia, appena visibile, ma
scritto in maiuscole enormi.
Quando i secondini videro, mandarono un imbianchino con un secchio di calce
e quello, con un lungo pennello, imbiancò la scritta minacciosa.
Ma siccome, con la sua calce, aveva seguito soltanto i caratteri
ora c’è scritto nella cella, in bianco:
viva Lenin!

Soltanto un secondo imbianchino coprì il tutto con più largo pennello
sì che per lunghe ore non si vide più nulla. Ma al mattino,
quando la calce fu asciutta, ricomparve la scritta:
viva Lenin!

Allora i secondini mandarono contro la scritta un muratore armato di coltello.
E quello raschiò una lettera dopo l’altra, per un’ora buona.
E quand’ebbe finito, c’era nella cella, ormai senza colore
ma incisa a fondo nel muro, la scritta invincibile:
viva Lenin!

E ora levate il muro! Disse il soldato.

Bertolt Brecht(1934)

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