Chi si fida della loro trattativa?

sabato, 11 febbraio 2012

Non andranno da nessuna parte i capipartito che, all’ombra del governo dei tecnici, e con la forte sollecitazione di Napolitano, stanno cercando di mettersi d’accordo sulla riforma cosmetica di una legge elettorale i cui fondamenti gli convengono troppo. Hanno tirato un sospiro di sollievo quando la Corte Costituzionale ha giudicato inammissibile il referendum abrogativo, e si sono messi di buona lena a intavolare una trattativa che ricorda i preliminari della Bicamerale.
Basterebbe un rapido accordo per definire le basi strutturali del nuovo Parlamento, in cui fosse ridotto drasticamente il numero dei deputati e differenziato il ruolo dei senatori (anch’essi dimezzati). Anche un bambino capisce quel che va ripetendo Roberto D’Alimonte: il sistema elettorale va deciso subito dopo, e non prima, per commisurarlo al nuovo Parlamento da eleggere. Ma la verità è che di qui al 2013 nessuno vuole diminuire il numero dei parlamentari, neppure chi a parole lo chiede. Ora Bersani lamenta “eccessi di maggioritario” per tenersi buono Casini; peccato si fosse vantato fino a qualche settimana fa del presunto appoggio fornito al referendum che andava in direzione opposta. Brancolano a casaccio, con l’unico fine dell’autoperpetuazione. Temo che non ci sarà nessun accordo decente, al massimo un inciucio fra capibastone per sostenersi a vicenda, mantenendo il controllo oligarchico sulle candidature e sui tesoretti. Ma ciò significa pericoli veri nel futuro, per la nostra povera democrazia malata.

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