E’ una vittoria del sindacalismo inteso come solidarietà globale, cioè dell’internazionalismo, impersonato stavolta dalla Fair Labor Association. Ma è anche una vittoria della libera informazione del “New York Times” che non ha esitato a sfidare con la sua inchiesta il colosso Apple (oltretutto grande inserzionista pubblicitario). Fatto sta che la Foxconn, ovvero la succursale cinese di Apple, ha dovuto riconoscere pubblicamente la violazione dei diritti sindacali e l’indegno sfruttamento che nello stabilimento di Chenzou hanno provocato una catena di suicidi fra i dipendenti. Ora Tim Cook, il successore di Steve Jobs, si fa fotografare sorridente tra le maestranze cinesi e rivendica di aver sollecitato egli stesso le indagini della Fair Labor Association, che hanno confermato una realtà scandalosa. Ma tutto ciò viene dopo. Prima c’è stato il coraggio dei lavoratori che denunciano i soprusi, e la professionalità della libera stampa che non s’è inchinata al potere economico. Davvero una buona notizia.