Gli esodati, la fine dell’illusione tecnica

venerdì, 13 aprile 2012

Mario Monti non è tranquillo in questi giorni. Alcuni dei suoi grandi elettori come Confindustria hanno cannoneggiato contro una delle riforme principali del suo esecutivo, quella del lavoro, mentre nel Pdl continua a serpeggiare una forte sfiducia in quello che viene sempre più percepito dalla sua base elettorale come il governo delle tasse. Dario Di Vico lo illustra molto bene sul Corriere di oggi, evidenziando l’inquietudine provocata nel presidente del consiglio dai toni critici di Wall Street Journal e Financial Times. La speranza di una nuova Thatcher anche per la reproba Italia aveva entusiasmato perfino il quotidiano conservatore  di Wall Street. Ma Mario Monti dovrebbe essere più preoccupato dall’evidente sfiducia dei mercati internazionali, che più che il governo italiano continuano a bocciare la politica di austerità scelta dall’Unione Europea di marca tedesca.  Ed ancora più inquietudine dovrebbe generare il futuro di centinaia di migliaia di persone, che al momento rischiano di precipitare in un buio drammatico a causa dell’allungamento dell’età pensionabile, che arriva proprio mentre questi lavoratori hanno perso il loro posto.  Sono i cosiddetti esodati, che in questo momento rappresentano tragicamente meglio di ogni altra cosa il futuro greco che si sta proiettando sull’Italia. I sindacati hanno riempito oggi le piazze protestando per trovare una soluzione a questo dramma sociale, una scelta giusta che ci fa capire una cosa che dimentichiamo ogni volta che scriviamo di questa crisi. Dietro i freddi numeri dell’ Istat  o degli uffici di statistica europei ci sono persone con le loro famiglie, le cui vite  vengono travolte. Il governo sostiene che gli esodati siano solo, si fa per dire, 65 mila, mentre il presidente dell’Istat indica un altro numero, almeno 130 mila, praticamente il doppio. Anche questa vicenda mostra tutte le difficoltà di un governo salito al potere nell’illusione che la competenza professionale, la tecnica, potesse risolvere come per magia problemi economici e sociali che meritano una risposta diversa. L’eurocrisi è eminentemente politica, e solo su quel piano può essere affrontata, e risolta.

Andrea Mollica

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