Roberto Formigoni è sempre più inquieto. Dopo la sua performance all’Infedele, molta irosa e segnata da un paragone tanto infelice come quello con Gesù, ora è arrivata la tirata contro l’Espresso, “colpevole” di aver confuso suo fratello Carlo con il proprietario dello yacht Piero Daccò. Prima un imbarazzante cucù rivolto al prestigioso settimanale,
#Espresso cucù, chi c’è nella foto che pubblichi tu? @espressonline
— Roberto Formigoni (@r_formigoni) Aprile 18, 2012
poi l’accusa al direttore Bruno Manfellotto di confezionare servizi farlocchi,
Manfellotto, i servizi dell’Espresso sono come le vostre foto: farlocchi @espressonline
— Roberto Formigoni (@r_formigoni) Aprile 18, 2012
infine una sorta di avvertimento minaccioso a Carlo De Benedetti
Ingegner De Benedetti, attento, l’#Espresso pubblica foto e articoli non credibili @espressonline
— Roberto Formigoni (@r_formigoni) Aprile 18, 2012
Il presidente della Lombardia vede sbriciolarsi la sua immagine di vincente e buon amministratore della regione più ricca e popolosa d’Italia sotto i colpi degli scandali. Molti suoi assessori, attuali o ex, si sono dimessi, per fatti sui quali bisogna attendere il giudizio della magistratura per pronunciarsi definitivamente. E’ però innegabile che il degrado morale emerso dalle indagini che riguardano le istituzioni lombarde non possa non giustificare pesanti interrogativi su vent’anni di governo. Inquietudini rafforzate dalle ultime rivelazioni sui rapporti molto stretti – vacanze pagate, viaggi spesati – di Formigoni con Pierangelo Daccò e Antonio Simone, due ciellini di spicco arrestati qualche giorno fa per i fondi neri della Fondazione Maugeri. Probabilmente l’inquilino del Pirellone vorrebbe scappare dalla sua prigione dorata al centro di Milano per fuggire a Roma, così da ridare fiato ad una carriera politica ricolma di potere ma che sembra avviata al declino. All’Infedele, alla domanda di Gad Lerner sul suo prossimo futuro, Formigoni non ha dato risposte definitive, un’incertezza che fa intuire come la Lombardia potrebbe presto ritornare al voto. Ma rimangono molti dubbi sul futuro politico del terzo leader che la regione più ricca e popolosa d’Italia ha espresso in questi anni di II Repubblica. Come Berlusconi e poi anche Bossi, Formigoni non sembra in grado di sopravvivere allo smottamento, politico e morale, subito dal centrodestra in questo lungo tramonto iniziato con le dimissioni del Cavaliere da Palazzo Chigi. I colori scuri della notte politica mal si accordano alle camicie sgargianti del Celeste. Lo Sprofondo Nord, come si intitola il bel libro del direttore dell’Espresso Bruno Maffellotto, va in scena in questi giorni, e da questo spettacolo per lui triste Formigoni difficilmente potrà sottrarsi.
Andrea Mollica