Scoraggiati, una sconfitta italiana

giovedì, 19 aprile 2012

La crisi economica scoppiata dopo il crollo di Lehman Brothers viene definita Lesser Depression in inglese. Una Depressione meno grande di quella colpì il mondo negli anni trenta, ma i costi umani e sociali di questo periodo di prolungate difficoltà economiche iniziano ad essere incalcolabili. Secondo gli ultimi dati Istat sono in continuo aumento gli italiani in età da lavoro che hanno smesso di cercare un’occupazione. Sono tantissimi  i giovani che dopo i troppi no subiti nei colloqui preferiscono rinunciare a costruirsi una vita propria. L’Istat li definisce gli scoraggiati, tre milioni di italiani sconfitti dalla crisi. Il conto di questa fuga dalla vita verrà pagato negli anni futuri, perché questa enorme distruzione di capitale umano danneggerà lo sviluppo economico e sociale del nostro paese.

Mai così tanti in Italia dal 2004 gli inattivi disposti a lavorare ma che non cercano lavoro. Sono 2 milioni 897 mila, il 4,8% in piu’ (+133 mila unita’) su base annua. Lo comunica l’istat nel report sugli indicatori di disoccupazione. In percentuale delle forze di lavoro si passa dall’11,1% del 2010 all’11,6% del 2011. In questo contesto, spiega l’istituto nazionale di statistica, il divario di genere continua a rimanere elevato. Nella media dello scorso anno, le donne che appartengono a questo gruppo di inattivi corrispondono al 16,8% delle forze di lavoro femminili, a fronte del 7,9 % degli uomini.

L’aspetto più inquietante di questo report dell’Istat viene fornito dal fatto che la quota di questi inattivi rispetto alle forze lavoro e’ dell’11,6%, un dato superiore di oltre 3 volte a quello medio registrato nell’Unione Europea. I milioni di scoraggiati che vivono in Italia dovrebbero essere la priorità di qualsiasi agenda politica degna di questo nome, ma al momento sembra che il mantenimento dei rimborsi elettorali o le frequenze televisive interessino di più nei palazzi del potere romano.

Andrea Mollica

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