Gli immigrati, la speranza di Obama

giovedì, 26 aprile 2012

L’immigrazione torna al  centro del dibattito statunitense. La Corte Suprema sta esaminando la controversa legge dell’Arizona, che ha introdotto controlli basati sul colore della pelle per i sospetti clandestini, l’obbligo per gli stranieri residenti nello Stato di portare documenti di identificazione, la possibilità per la polizia di arrestare senza  un mandato chi  ha commesso un reato e potrebbe essere espulso dagli Stati Uniti, e ha reso penalmente sanzionabile la ricerca del lavoro da parte degli immigrati irregolari. L’Amministrazione Obama contesta la normativa dello Stato del West su criteri costituzionali, ma la sfida è tutta politica. La legge anti immigrati dell’Arizona è diventata una bandiera del nuovo posizionamento dei repubblicani su questo tema, tanto che il movimento Tea Party l’aveva sposata senza se e  senza ma. Il Gop, anche nei cupi anni di Bush,  era consapevole che una parte significativa della crescita americana derivava dal continuo arrivo di nuove persone sul suolo statunitense. Dal 2006, quando è arrivata la prima manifestazione della crisi economica diventata poi l’infinita Lesser Depression, la destra americana ha assunto toni sempre più simili al populismo anti stranieri tipico dei loro corrispettivi europei. Barack Obama non ha finora mantenuto la promessa di una riforma del sistema che regola l’immigrazione, compresa la legalizzazione di dodici milioni di clandestini che i repubblicani vorrebbero deportare, ma ne sta facendo uno dei punti più importanti della campagna per la sua rielezione. Il presidente cerca il sostegno soprattutto tra gli ispanici, il segmento di voto dove questo tema è maggiormente sentito. I latinos, gli statunitensi che hanno origini messicane, portoricane o centramericane, sono l’etnia che cresce di più dal punto di vista demografico, e sono decisivi in molti Stati come Florida, Colorado, Nevada e Virginia dove la competizione tra l’attuale inquilino della Casa Bianca e il repubblicano Mitt Romney si annuncia equilibrata.  La sfida di Obama non  riguarda solo il suo futuro politico, ma anche quello dell’intera America. Gli Stati Uniti sono diventati il paese che conosciamo grazie al contributo dei nuovi americani, come racconta la stessa storia di Barack Obama e cedere alla paura e al populismo su questo tema significa indebolire la ripresa economica statunitense.

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