Fa bene Michele Santoro (stasera ospite di Lilli Gruber a “Otto e mezzo”) ad agitare le acque torbide della Rai. Non sono sicuro che il mestiere di direttore generale sia il più adatto per il mio amico Michele, che pure è sempre stato capace di insegnare la televisione a chi ha lavorato con lui, oltre che di realizzare programmi vincenti in proprio. Ma di certo vale il doppio dei direttori gnerali succedutisi a viale Mazzini recentemente. Quanto a Freccero, un presidente visionario, creativo e scapigliato farebbe solo bene a un’azienda che rischia di finire imbalsamata prima ancora di tirare le cuoia.
Quel che mi piace, nell’autocandidatura di Santoro, è soprattutto il metodo: si facciano avanti senza ipocrisie e giochetti politici i talenti della televisione italiana, se davvero aspiriamo a rinnovarla con il metodo sbandierato ma mai praticato della meritocrazia. Se altri ci vogliono provare, non si affidino ai giochetti di Palazzo. E il governo Monti dia prova della sua asserita, neutrale tecnicità, procedendo con metodo nuovo alla selezione degli aspiranti. Senza cedere alla tentazione di accontentarsi dello status quo, con la proroga di fatto di una dirigenza palesemente inadeguata.
Detto tutto ciò, caro Michele, a La7 ti aspettiamo a braccia aperte da ormai un anno!