L’Italia al voto

sabato, 5 maggio 2012

Le elezioni amministrative 2012 che si svolgeranno domani e lunedì ci daranno la prima fotografia di una politica italiana molto diversa. Dopo l’epoca del bipolarismo ora sembra che il sistema sia in liquefazione, come annotavano sia Giovanni Sartori sul Corriere della Sera che Roberto D’Alimonte sul Sole 24 Ore. Ilvo Diamanti, che sarà ospite lunedì sera all’Infedele, nella sua Mappa pubblicata da la Repubblica il 23 aprile 2012 descriveva così l’instabile situazione del sistema politico nazionale che si palesa anche alle amministrative del prossimo fine settimana.

Più che l’antipolitica, questi dati suggeriscono il cedimento del sistema partitico. Il quale appare, d’altronde, frammentato, anzi: frantumato, senza poli né modelli di riferimento. Il Pd intorno al 26%. Il Pdl al 20%. Entrambi in declino. I loro alleati, Idv, Sel e Lega: all’opposizione. L’Udc e il Terzo Polo: sospesi fra Centrodestra e Centrosinistra. Tutti quanti, ad eccezione dei due partiti principali, fra il 6% e il 10%. L’indebolirsi del Montismo, come prospettiva del post-berlusconismo, pare aver prodotto una sorta di big bang. In cui si agitano progetti di nuovi partiti. Inventati da Berlusconi, nel segno del marketing elettorale. Oppure ri-progettati da post-democristiani di lungo corso. Il problema è, come si è già detto, che dopo Monti nulla resterà come prima. Soggetti politici e classe politica: non potranno più ri-presentarsi allo stesso modo, con le stesse facce. Perché il Montismo ha segnato, comunque, una rottura: di stile, modello di comportamento, competenza. Il problema non è l’antipolitica, ma ricostruire la politica. Ri-costituire la Repubblica. Traghettarla lontano dal Berlusconismo e oltre il Montismo.

La molteplicazione delle liste, un processo iniziato alcuni anni fa, prosegue infatti senza sosta. Nei 27 comuni capoluogo che vanno al voto ci sono in media 8,9 candidati a sindaco, contrapposti ai 6,3 dell’ultima consultazione. Il record spetta ad Alessandria e Como, dove ci sono ben 16 persone che corrono per la carica di primo cittadino. Le liste per il consiglio comunale sono in media ben 21,9, con il Nord che sopravanza il Sud per frammentazione elettorale, almeno ai nastri di partenza. La crescita delle liste è stata piuttosto contenuta rispetto agli anni precedenti, ma è nettamente incrementato il numero di liste che decidono di presentarsi da sole, da 6,2 a 11, 2. Un quadro politico sempre più frammentato e apparentemente in via di dissoluzione, come dimostra la rottura storica del duo Berlusconi – Bossi. Per la prima volta da un decennio il fronte del Nord si spacca, con Lega e Pdl separati in tutte le città capoluogo settentrionali, con l’eccezione di Gorizia, anche dove esistevano giunte comuni. Il grande beneficiario del collasso del sistema dovrebbe essere Beppe Grillo, il cuo Movimento 5 Stelle rischia di diventare un attore decisivo in questa tornata elettorale. Le sfide chiave delle amministrative 2012 sono Palermo, Genova e Verona. Nel capoluogo siciliano la situazione è nettamente peculiare, visto che il sistema delle alleanze siciliane esula quasi completamente dalle dinamiche nazionali. Sarà però interessante valutare quanto diffuso sia il supporto verso questa anomalia. A Genova il centrosinistra, compatto in sostengo del vincitore delle primarie Marco Doria, un indipendente, si confronta con il grillismo proprio nel luogo dove il comico e leader del M5S è nato e risiede. Il capoluogo ligure è storicamente schierato a sinistra, e le comunali chiariranno quanto sia profonda l’attrazione dell’elettorato progressista verso la contestazione al sistema incarnata da Beppe Grillo. Verona è la città più popolosa sopra il Po che va al voto. Il sindaco Flavio Tosi cerca una conferma al primo turno, che cementi il suo ruolo di protagonista all’interno della Lega Nord. Tosi é il più autorevole sostenitore di Roberto Maroni nella sua corsa alla leadership leghista, e il suo risultato sarà osservato con grande attenzione in Via Bellerio, in vista dell’imminente congresso del Carroccio. In Lombardia si potrà valutare l’impatto degli scandali che hanno travolto il potere regionale nelle sfide dei capoluoghi Como e Monza, così come nella lunga teoria di comuni della provincia pedemontana, brianzola e milanese, bacino tradizionale del consenso forzaleghista. A Sesto San Giovanni, il comune della Provincia di Milano storica roccaforte della sinistra, invece si vota per la prima volta dopo lo scoppio del caso Penati. Il clima favorevole al centrosinistra rilevato nei sondaggi dovrebbe favorire la vittoria della candidato sindaco del Pd, ma sorprese influenzate dall’ampiezza dello scandalo non sono certe da escludere. Particolarmente simbolica la sfida de L ‘Aquila, il capoluogo dell’Abruzzo che torna al voto a tre anni dal terremoto. I criteri di valutazione per comprendere l’esito di questa tornata amministrativa sono diversi. Il primo è il conteggio delle vittorie delle coalizioni in campo, anche se il centrodestra si presenta diviso al primo turno. Nel 2007 il fronte berlusconiano aveva colto un netto successo, conquistando 98 dei 170 Comuni di popolazione superiore ai 15 mila abitanti. Il centrosinistra invece solo 57, ed è assai probabile che i rapporti di forza si invertiranno. Bisognerà poi valutare la riconferma dei primi cittadini, e come questa avverrà. Infine, anche se il calcolo è oltremodo complicato vista l’estrema frammentazione in campo, bisognerà guardare alle percentuali dei partiti e delle coalizioni. Roberto D’Alimonte sul Sole 24 Ore ha aggregato il voto delle ultime regionali 2010 inelle 21 città capoluogo che andranno al voto questo fine settimana in questa tabella. La comparazione tra le ultime regionali e queste amministrative permette di comprendere lo spostamento elettorale delle 21 città prese in esame. I sondaggi nazionali sono parzialmente indicativi per quanto riguarda le elezioni amministrative, però la situazione nazionale rilevata in queste ultime settimane registra un netto vantaggio del centrosinistra sul campo del centrodestra, con le forze centriste poco sopra il 10% e il Movimento di Grillo in forte crescita. Un quadro però molto instabile, come ben descrito sopra da Ilvo Diamanti. Il voto di domenica e lunedì chiarirà se questa fotografia corrisponde all’Italia reale, e quanto profonda sarà la spaccatura del sistema politico conosciuto negli ultimi due decenni.

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