La dracma non è un rimedio per la Grecia

venerdì, 11 maggio 2012

Wolfgang Schäuble, il potente ministro delle Finanze tedesco, esponente di spicco della Cdu di Angela Merkel, ha rotto il tabù greco. Per Schäuble il paese ellenico dovrà uscire dall’euro se non rispetterà il Memorandum concordato, o meglio imposto, dalla Troika al governo Papademos. Il rischio contagio per un simile scenario è molto più basso di prima secondo il ministro delle Finanze tedesco, che non crede a forti ripercussioni sull’area euro nel caso di addio del paese ellenico. I prestiti di denaro concordati con la Troika sono vitali per la Grecia, che senza quei soldi non può finanziare le sue spese correnti – pensioni, sanità, stipendi dei dipendenti pubblici – ma che potrà ottenere questi crediti solo se proseguirà nell’applicazione dell’austerità. Il popolo ellenico ha espresso la sua opinione nelle recenti elezioni, ma per Ue e Bce non ci sono alternative al rigore. Schäuble ha affermato che l’area euro potrà sopportare senza grossi problemi la fuoriuscita del suo paese più in crisi, ma qual è la prospettiva per una Grecia fuori dalla moneta unica?

Come osserva il blog  Alphaville del Financial Times, la Grecia potrebbe dichiarare default su cedole e rimborsi di capitale su emissioni di diritto non domestico, il cui status non è mai stato realmente chiarito, all’indomani della ristrutturazione “ufficiale” delle scorse settimane. Di certo, anche dichiarare default sui nuovi bond usciti da quella ristrutturazione non libererebbe risorse, visto che quei titoli rimborsano dal 2023 al 2042. Poi ci sono i bond detenuti dalla Bce e dalle banche centrali nazionali dell’Eurozona, che sono sfuggiti al pesantissimo haircut. In caso di ripudio di quel debito (come anche di mancato pagamento delle cedole ad esso connesse), la Bce cesserebbe immediatamente di finanziare il sistema creditizio greco, e il collasso arriverebbe in poche ore. Riguardo i crediti con il FMI, essi restano sovraordinati a qualunque altro, ed il Fondo sarebbe peraltro l’unica entità in grado di aiutare una Grecia tornata alla dracma.

Il default però non risolverebbe alcun problema per la Grecia, perché il paese non ha un avanzo di primario, ovvero al netto degli interessi sul debito le sue spese superano ancora le entrate. La Grecia con la nuova dracma non potrebbe accedere ai mercati per trovare le risorse necessarie per finanziare le sue attività, e sarebbe ragionevolmente costretta a stampare moneta in modo selvaggio per avere la liquidità necessaria per la sopravvivenza. Uno scenario modello Repubblica di Weimar, con inflazione impazzita, collasso del sistema creditizio – si veda l’assalto alle banche già visto in Argentina a inizio del secolo -, un crollo delle attività economiche e un’esplosione delle tensioni sociali. Il boom elettorale dei nazisti che vanno in giro per Atene a picchiare gli immigrati sarebbe solo un tragico antipasto dell’incubo che verrà. Uno scenario apocalittico, ancora peggiore dell’applicazione del rigore che affonderà l’economia greca, come è già successo in questi anni. La Grecia è in trappola e non può uscirne da sola, e a meno che l’Unione Europea voglia convivere con uno Stato fallito all’interno dei suoi confini, minacciare l’uscita dall’euro è davvero un rimedio peggiore del male.

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.