“Come farla finita con la depressione “

sabato, 12 maggio 2012

La crisi economica nella quale sono precipitati gli Stati Uniti e l’Europa può essere conclusa in modo molto più facile di quello che dicono i governi occidentali. E’ la tesi fondamentale del nuovo libro di Paul Krugman “End this depression now!” ( “ Facciamo finire questa depressione, ora!”), pubblicato in lingua inglese per i tipi di Norton. Il premio Nobel per l’Economia ha sintetizzato il contenuto del suo nuovo lavoro in un articolo per la prestigiosa The New York Review of Books, dal quale estraggo i passi più significativi. La crisi economica nella quale sono precipitati gli Stati Uniti e l’Europa può essere conclusa in modo molto più facile di quello che dicono i governi occidentali. E’ la tesi fondamentale del nuovo libro di Paul Krugman “End this depression now!” ( “ Ora facciamo finire questa depressione!”), pubblicato da poche settimane in lingua inglese per i tipi di Norton. Il premio Nobel per l’Economia ha sintetizzato il contenuto del suo nuovo lavoro in un articolo per la prestigiosa New York Review of Books, dal quale estraggo i passi più significativi.

“La depressione nella quale ci troviamo è essenzialmente gratuita. Non abbiamo bisogno di così tante sofferenze né di distruggere così tante vite. Noi possiamo concluderla in modo molto più semplice e veloce di quanto qualsiasi persona pensi, tutti cioè, tranne quelli che hanno studiato il funzionamento delle economie depresse e la prova storica di ciò che ha successo in simili contesti. La ripresa si può raggiungere facilmente: basta capovolgere le politiche di austerità degli ultimi due anni e aumentare le spese in modo temporaneo. Con un incremento della spesa pubblica potremmo ritornare al pieno impiego in meno tempo di quanto si pensi. Ci dobbiamo preoccupare dei deficit nel lungo periodo? Keynes scriveva che è il tempo della crescita economica, non la crisi, il momento adatto per politiche di rigore. Per questo il governo americano deve spendere di più per portare avanti l’economia, prima di lasciar posto ad un settore privato ritornato in salute. Tra le misure che l’amministrazione Obama dovrebbe prendere per risollevare l’economia c’è l’aumento degli aiuti federali agli Stati ed agli enti locali, una politica più aggressiva di Quantitative Easing da parte della Fed, e sforzi pubblici meno timidi per ridurre il debito dei possessori delle case. “

Paul Krugman prosegue una lunga analisi sulla politica americana di questi anni, caratterizzata prima da un timido approccio keynesiano dell’amministrazione Obama, e poi dalla rincorsa verso l’austerità, prima causata dai successi repubblicani, e poi appoggiata nello sostanza anche dallo stesso presidente democratico. L’editorialista del New York Times evidenzia però come nella storia economica degli ultimi decenni solo gli incrementi di spesa, favoriti dai bassi tassi di interesse per il rifinanziamento del debito pubblico, hanno generato riprese sostenute, mentre la diminuzione delle tasse è coincisa con l’aumento della disoccupazione, almeno dopo la cura di Bush. Nel 2000 gli Stati Uniti avevano una tassazione complessiva pari al 20,6% del Pil, ed un tasso di disoccupazione del 4%. 10 anni dopo le tasse erano scese al 15,1% del Prodotto interno lordo, ma la percentuale dei senza lavoro è salita al 9,6%. Gli Usa però in questo momento hanno la possibilità di prendere soldi a prestito ad interessi negativi, ovvero inferiori al tasso di inflazione. Una situazione della quale però in Europa beneficia quasi solo la Germania in questo momento. Ecco perché Krugman ritiene essenziale che il governo americano spenda di più in questo momento, proprio per le condizioni favorevoli create dai tassi di interesse negativi. L’economista liberal evidenzia come nella storia economica grandi aumenti di spesa sono sempre coincisi con forti avanzate economiche, anche se purtroppo questo accresciuto ruolo dello Stato è coinciso con la corsa agli armamenti. Negli ultimi decenni è però prevalsa una politica opposta, l’austerità, che ha creato l’opposto di quello che sostenevano i suoi sostenitori.

I ricercatori del Fondo Monetario Internazionale hanno fatto un lavoro di ricerca, identificando non meno di 173 casi di austerità fiscale in paesi avanzati tra il 1978 e il 2009. E quello che hanno trovato è che politiche di rigore sono state seguite da contrazioni economiche e crescita della disoccupazione. Ci sono molte più prove di questo, ma spero che questo breve inquadramento di quello che sappiamo e di come lo sappiamo. Spero in particolare che quando leggerete me, o Joseph Stiglitz o Christina Romer sostenere che tagliare le spese durante una depressione la peggiorerà, e che invece incrementi temporanei nella spesa potrebbe aiutare la ripresa, voi non penserete che questa sia solo un’altra opinione. Come ha detto Christina Romer, lo stimolo fiscale aiuta l’economia nella creazione di posti di lavoro, mentre la riduzione del deficit di bilancio fa diminuire la crescita, almeno nel breve periodo. Però questa prova non riesce ad imporsi quando i governi prendono le loro decisioni. Questo è quello che dobbiamo cambiare.

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