L’eurocrepuscolo della Grecia

martedì, 15 maggio 2012

Ogni tentativo di formare un nuovo governo è fallito, e la Grecia si prepara a tornare a nuove elezioni. La trappola del paese ellenico è sempre la stessa. I due partiti maggiori erano disponibili a formare una nuova coalizione di governo basata sul rispetto del Memorandum della Troika, che permette di ricevere finanziamenti indispensabili per il proseguimento delle attivitità dello Stato greco. I voti per formare una maggioranza non ci sono, e nessuna delle formazioni minori dello schieramento ellenico, uscite rafforzate dall’ultimo voto, si è dichiarata disponibile a sostenere una politica pro austerità clamorosamente bocciata dall’elettorato solo dieci giorni fa. Il capo dello Stato Karolos Papoulias, ha fatto ogni tentativo per far nascere un nuovo esecutivo, rilanciando ieri anche l’ipotesi di un ennesimo governo tecnico, sulla scia di quello guidato da Lucas Papademos, nato dopo il collasso parlamentare del Pasok di Papandreou. Ogni colloquio, anche quelli fatti oggi, è stato però improduttivo. Né le formazioni minori di destra, neonazisti esclusi, né quelle di sinistra hanno deciso di sacrificarsi sull’altare dell’austerità. Domani la Grecia dovrebbe avere un nuovo governo ad interim che gestirà la transizione verso le nuove elezioni, che si terrano probabilmente entro la fine di giugno. I sondaggi rilevano in testa Syriza, la Coalizione della Sinistra radicale guidata dal giovane Alexis Tsipras. Una vittoria dell’eurocomunista Tsipras avrebbe effetti tellurici nei rapporti tra la Grecia e l’Unione Europea, perché il leader della sinistra ellenica non accetta il Memorandum della Troika. Ieri Paul Krugman ha elencato i quattro punti che cadenzano il fallimento dell’euro, ed il primo era   la fuoriuscita della Grecia dalla moneta unica. Questa prospettiva pessimistica  inizia ad essere molto concreta, a meno di un rinnegamento dell’austerità perseguita finora.

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