Milano, lo sgombero di Macao

martedì, 15 maggio 2012

“Stiamo qui finché non ce la regalano! Abbiamo puntato alto!”

Le voci si alzano dall’assemblea permanente di Macao, raccolta in cerchio ai piedi della Torre Galfa,  in via Galvani, a Milano. Dopo lo sgombero di stamattina all’alba, il tam tam dell’”aggregazione spontanea” che si ispira al teatro valle di Roma e ai Draghi ribelli studenteschi, ha incollato un migliaio di giovani milanesi alle fondamenta del grattacielo di 33 piani,  occupato dal 5 maggio dai “lavoratori dell’arte”: artisti, fotografi, hacker, architetti giardinieri, musicisti.

Un segno rosso dipinto sul volto, a indicare l’appartenenza al movimento,  i Macao annunciano battaglia – paventando perfino una mozione parlamentare contro Salvatore Ligresti, che acquistò nel 2006, per 46 milioni di euro, la torre di via Galvani,  lasciandone lo scheletro vuoto fino a oggi.

“Vogliamo la costruzione di un bene comune, non siamo dei centri sociali, non siamo antagonisti, siamo un mondo”, spiega Jazz, musicista, indicandomi il passaggio degli Afterhours, la presenza del cantante dei Negrita, la solidarietà dell’intellighenzia meneghina, da Dario Fo a Lella Costa. E se questa volta non è tutta colpa di Pisapia, il grattacapo del grattacielo resta sospeso sul suo tavolo, fino a nuovo ordine.
Paola Mordiglia

Il video del racconto dello sgombero tratto dal sito del Corriere della Sera

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