L’Islanda è stato uno dei paesi protagonisti della grande crisi finanziaria che ha travolto gli Usa e l’Europa negli ultimi anni, e per uscire dalle sue difficoltà sta sperimentando una risposta innovativa. I cittadini, e non i politici, scrivono la loro Costituzione, un esperimento di democrazia diretta che non ha eguali nel mondo, per capovolgere un sistema che era stato finora dominato dalle élite, in primis quelle finanziarie. La nuova legge fondamentale dell’Islanda è stata redatta con l’ausilio di Internet e dei social network, per permettere una costante partecipazione ai cittadini, sempre più alienati dalle loro istituzioni dopo lo scoppio della crisi. A fine 2008 l’isola, che aveva completamente privatizzato il suo sistema creditizio, era precipita in una profonda recessione. La Lesser Depression, iniziata con la crisi dei mutui subprime, fece collassare le banche del Paese. Complessivamente il debito estero arrivò al 900% del Pil, decretando il rapido fallimento delle stesse istituzioni finanziarie, e la banca centrale islandese deteneva riserve pari a 4,5 miliardi di euro, una somma quasi infinitesimale rispetto al debito contratto. La moneta si deprezzò del 40%, e solo un maxi prestito del Fondo Monetario Internazionale ha permesso all’Islanda di sopravvivere. La crisi travolse il governo conservatore allora in carica, scatenando la cosiddetta rivoluzione delle pentole. Migliaia di cittadini si riversarono nella capitale Reykjavík per chiedere le dimissioni dell’establishment nazionale. Al potere salì la primo ministro socialdemocratica Jóhanna Sigurðardóttir, che decise di dare finalmente all’Islanda una propria Costituzione. All’epoca dell’indipendenza dell’isola della Danimarca infatti l’Islanda aveva adottato la legge fondamentale danese, una soluzione provvisoria che però è rimasta in vigore fino ad ora. La premier socialdemocratica ha deciso allora di far scrivere ai cittadini, e non ai parlamentari, la Carta fondamentale, un rivoluzionario esempio di democrazia diretta. L’iter che ha portato alla bozza attualmente in discussione parte circa due anni fa: nel corso dell’estate 2010, 950 cittadini islandesi, selezionati casualmente, sono convocati per costituire il National forum, in cui vengono discusse le linee guida del nuovo documento. A novembre dello stesso anno, sono eletti i 25 cittadini dell’Assemblea costituente, selezionati tra 522 candidati. La consultazione ebbe un tasso di partecipazione piuttosto bassa, determinato dal clima di sfiducia nei confronti della politica che ancora si respirava nell’isola. L’Assemblea Costituente dei cittadini ha pubblicato costantemente i propri lavori, sul proprio sito internet ma anche sui social network come Facebook, Twitter e Youtube. Þorkell Helgason, uno dei delegati, confessa a Süddeutsche Zeitung che molti cittadini hanno mandato suggerimenti via posta elettronica, prevalentemente incentrati sui temi dell’economia e della finanza. La partecipazione non è stata elevata, ma costante. Ora l’Islanda dovrà decidere se adottare la nuova Costituzione redatta dai cittadini: prima il Parlamento, e poi il popolo con un referendum, dovranno sancire o bocciare la nuova Carta fondamentale, primo esperimento mondiali di democrazia diretta. In caso di approvazione, come rimarca SZ, l’Islanda manderà un importante segnale a tutto il mondo. Dalla crisi creata dalle élites della finanza si può uscire con maggiore democrazia.