Beppe Grillo, nostro signore della televisione

mercoledì, 23 maggio 2012

Il veterano della televisione italiana Beppe Grillo mi gratifica di caricatura e improperi sul suo blog, insieme agli altri conduttori di talk. E’ la sua maniera di invadere il video. Prima di tutto leggiamolo, poi di seguito la replica.

È sempre più estraniante guardare cicciobombi e labbra turgide, megafoni dei partiti nelle televisioni nazionali, nei telegiornali, nei talk show. Provocano un senso di piccole cose di pessimo gusto, richiamano il profumo di fiori marci, l’odore pungente dei cespugli di bosso lungo i vialetti dei cimiteri. Le sagome che si agitano dietro lo schermo con l’estrema vitalità che talvolta precede le ultime ore di vita rammentano il dodo, l’uccello estinto, o gli ultimi giapponesi che combattevano a guerra finita in qualche atollo del Pacifico dopo il 1945.
Il loro lavoro di portavoci e anfitrioni, finora, lo hanno svolto egregiamente, hanno trasformato personaggi come Lupi, Formigoni, Alfano, Veltroni, Alemanno, Fini in giganti della politica. Li hanno tenuti in vita. In caso di difficoltà sono puntualmente accorsi, premurosi come crocerossine, a portargli la flebo. I partiti ora muoiono, cadono come foglie d’autunno. I conduttori sono animali domestici (pappagalli?) dimenticati dal padrone dopo un trasloco. I loro studi, dove hanno manipolato per decenni l’opinione pubblica, sono spogli, tristi. I partiti vi inviano figure di secondo piano, per fare presenza. I conduttori sono costretti a intervistarsi tra di loro, a scambiarsi opinioni di cui non frega niente a nessuno. Santoro intervista Lerner. La Annunziata intervista Santoro. La Gruber intervista Mieli. Hanno inventato l’informazione a ciclo chiuso.
Il programma del MoVimento 5 Stelle per l’informazione li riguarda da vicino, gli offre una via di fuga, l’opportunità di cimentarsi in una vera professione, non è mai troppo tardi. Alcuni punti sulla televisione:
– nessun canale televisivo con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, l’azionariato deve essere diffuso con proprietà massima del 10%
– le frequenze televisive vanno assegnate attraverso un’asta pubblica ogni cinque anni
– abolizione della legge del governo D’Alema che richiede un contributo dell’uno per cento sui ricavi agli assegnatari di frequenze televisive
– vendita ad azionariato diffuso, con proprietà massima del 10%, di due canali televisivi pubblici
– un solo canale televisivo pubblico, senza pubblicità, informativo e culturale,indipendente dai partiti
– abolizione della legge Gasparri.
Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure. Ci vediamo in Parlamento.

Grillo ha perfettamente ragione nell’evidenziare l’usura dei dibattiti politici in televisione. Finge di stargli alla larga, ma in realtà li segue assiduamente (poveraccio) per assediarli. Sempre più spesso i tg e i talk inviano telecamere al suo seguito per carpire brani dei suoi comizi-spettacolo con cui tirano su lo share e soddisfano il pubblico nostalgico di “Fantastico” e degli altri show del sabato sera su Raiuno, firmati insieme a Antonio Ricci.
Grillo è divenuto così un maestro della presenza-assenza. La stessa formula che gli consente di essere protagonista in tv standone alla larga (tanto bene che la tv lo insegue, con sua massima goduria), verrà applicata nella prossima campagna elettorale. Dove lui non si candiderà nè alla Camera nè al Senato (anche per via della sua condanna). Mica ne ha bisogno, nè da un punto di vista della notorietà nè dal punto di vista economico (guadagna più di un parlamentare). Grillo così sarà un vero capolista-ombra presente dappertutto e anzi legittimato dal proprio disinteresse personale. Complimenti, buona mossa. Finora non ha sbagliato un colpo, credo si diverta pazzamente anche se temo soffra un poco d’isteria. Anche gli insulti generici a tutti i volti colpevoli di apparire in tv gli gioveranno, e intanto alimentano il narcisismo dei bersagli, più o meno affetti da divismo come lui. Le sue proposte di riforma televisiva non sono malaccio, devo ammettere. Ma a Grillo, di sei anni più vecchio di me, continuo a invidiare solo la formidabile chioma di capelli. Spero non se la prenda troppo quando, inevitabilmente, il giocattolo imbizzarrito comincerà a ringhiare contro il suo faustiano creatore (g.l.).

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