L’euro alla prova dell’Irlanda

mercoledì, 30 maggio 2012

Domani i cittadini irlandesi si esprimeranno sul Fiscal Compact, il trattato che cristallizza l’austerità come norma generale per tutti i paesi europei. Tra le regole principali del Fiscal Compact c’è infatti il pareggio di bilancio imposto in Costituzione e l’obbligo alla riduzione del debito pubblico in tempi molto rapidi. L’Irlanda voterà domani dopo quasi due anni di Austerity di marca Ue e Fmi. La campagna elettorale è stata piuttosto tranquilla, con i partiti maggiori, di governo e di opposizione, schierati per il sì. Gli irlandesi paiono seguire i loro politici di riferimento, e l’approvazione del Fiscal Compact appare l’esito più probabile della consultazione di domani.  L’unica forza di una certa consistenza che si oppone al nuovo  trattato europeo é il Sinn Fein, formazione indipendentista e radicale, che è schizzata in alto nei sondaggi in questi mesi di campagna referendaria. Dopo aver conquistato un buon 10% alle elezioni del 2011, il Sinn Fein viaggia ora sopra il 20% dopo essersi imposta come unica formazione politica irlandese che si oppone all’austerità, proponendo anche l’uscita dall’euro.  L’Irlanda,  la Tigre Celtica adorata negli anni scorsi dai liberisti americani ed europei per le sue basse tasse su imprese e profitti, è cresciuta moltissimo nei decenni scorsi, ma poi è crollata dopo il crack finanziario del 2008. Due anni fa l’isola dovette inoltre rinunciare a finanziarsi sui mercati internazionali a causa dell’esplosione del costo del suo debito. L’Irlanda è stata costretta a chiedere l’assistenza degli organismi internazionali dopo che i suoi conti pubblici sono stati travolti dallo scoppio della bolla immobiliare e dal fallimento delle più grosse banche del paese. Ora il governo irlandese, guidato dal leader dei moderati del Fine Gael, Enda Kenny, vuole ritornare a finanziarsi sul mercato dei bond, e reputa essenziale a questo fine aderire al Fiscal Compact. Approvando il nuovo trattato l’Irlanda potrebbe giovarsi della copertura del fondo salva euro Esm, che entrerà in vigore tra pochi mesi. Gli ultimi sondaggi rilevano una consistente fetta di indecisi, tra il 22 ed il 35%. Questi elettori saranno decisivi per l’esito finale della consultazione referendaria. Nella storia recente l’Irlanda non è nuova alla bocciatura dei trattati europei sottoposti a referendum. Nel 2008 gli elettori dell’isola respinsero nella prima consultazione il Trattato di Lisbona, poi approvato l’anno seguente. Una sconfitta del Fiscal Compact sarebbe una pesantissima bocciatura sopratutto per Angela Merkel, che dopo la fuoriuscita di Sarkozy é ormai l’unica, anche se di gran lunga la più influente, sostenitrice dell’austerità. La vittoria del No produrrebbe inoltre nuove, fortissime tensioni sui mercati, che sarebbero pagate dai paesi più in difficoltà in questo momento, Italia e Spagna.

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