Fassina e Bersani: il Pd ha un dilemma di linea

martedì, 5 giugno 2012

Per evitare che la controversia sulle elezioni a ottobre 2012 o in primavera 2013 si riduca a dilemma di lana caprina, bisognerebbe che Stefano Fassina ci spiegasse meglio. Il Partito Democratico intende approvare in Parlamento la ratifica del Trattato fiscale europeo, così com’è formulato oggi? Sì o no? Questo è il punto, anche se non appare così immediato. Se cioè chi si candida al governo del paese dopo l’appoggio provvisorio al governo Monti, intenda o meno assumere una linea alternativa rispetto al patto di stabilità di bilancio così come l’hanno concordato la maggioranza dei paesi dell’Unione Europea l’inverno scorso col beneplacito di Monti. Allora il Pd non ebbe niente da ridire, ma oggi? Interrompere in anticipo il sostegno al governo Monti, sia pure con modalità concordate in sede comunitaria e garantendo il varo anticipato della legge di bilancio per l’anno prossimo, ha senso se lo si motiva auspicabilmente con una discontinuità programmatica: una presa di distanze dalla linea del “Fiscal compact” propugnata non solo dalla Merkel, ma da buona parte della tecnocrazia europea.
Il Pd che è stato zitto sull’abnorme lettera dei banchieri Bce al governo italiano; sul referendum negato al popolo greco; sul pareggio di bilancio inserito nella Costituzione… alla fine voterà o non voterà quel trattato europeo che teorizza l’austerità a tutti i costi?

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