Strane fantasie di un tifoso di calcio europeo

martedì, 12 giugno 2012

Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
Perché è così difficile essere europei? Storia, geografia, economia: i campionati di calcio del Vecchio Continente evocano partita dopo partita retropensieri che hanno poco a che vedere con lo sport, e arrivano perfino a sovrastare le nostre emozioni di tifosi.
Polonia e Ucraina insieme. Già questo non è poco per chi conosca la secolare e insanguinata variazione dei confini fra due nazioni slave frastagliate negli alfabeti (latino, cirillico, ebraico) e nelle confessioni religiose (cattolici, ortodossi, uniati più tante altre), che la Seconda guerra mondiale elesse a suo teatro più cruento e il dopoguerra a vittime di trapianti etnici forzati, contrapposizioni identitarie, nostalgie patriottiche e povertà omologante. Libere dal giogo sovietico, ora cresce al galoppo la Polonia, mentre l’Ucraina arranca, consapevoli entrambi di avere un destino inseparabile.
Confesso di aver provato un brivido sinistro ascoltando l’esecuzione dell’inno nazionale tedesco nello stadio di Leopoli (Lviv, Lvov, Lemberg, Lwow: quanti nomi per una sola strattonata città!). Pensavo all’apocalisse che recò settant’anni fa la Germania, calpestando secoli di intricate convivenze, nella regione da cui provvidenzialmente i miei nonni paterni emigrarono in Palestina, portandosi dietro brandelli di cultura che ho ereditato anch’io. Poi ho notato che i calciatori della nazionale tedesca per lo più non cantavano l’inno e rivelavano nel colore della pelle e nelle fisionomie altre diaspore, medesime nostalgie. Possibile che la Germania vittoriosa torni a evocarci timori novecenteschi, per via della sua potenza economica e della sua diffidenza tracotante nei confronti dei partner indebitati?
Sono un tifoso accanito, adoro il calcio, ma non posso negare che stavolta agli Europei sono condizionato dalla geopolitica della crisi: guardo con speciale benevolenza alle squadre dei Piigs, noi poveri paesi-maiali irrisi dai benestanti. Sarà un caso che Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna, le nazionali che compongono l’acronimo infamante, siano tutte qualificate alla fase finale del torneo?
Mi ritrovo a sognare risultati impossibili. La Grecia che sbaraglia sul campo la Germania in una finale al cardiopalmo e poi solleva la coppa della superiorità continentale, in un tripudio di folla interetnica che inneggia all’Europa unita. Gli ucraini che piegano la Russia, alla faccia dei gasdotti di cui Mosca apre e chiude a intermittenza i rubinetti, esercitando il ricatto imperiale di sempre. A proposito di sogni, ho già assistito a un bel pareggio fra cenerentole, le ultime due squadre detentrici del titolo mondiale, latine e meridionali entrambe, ma soprattutto ricurve sotto il peso di debiti sovrani e bancari ogni giorno più gravosi… Italia e Spagna, ovvero la supremazia calcistica delle economie claudicanti dell’eurozona. Per risolverne finalmente la crisi prima di arrivare al collasso e alla disintegrazione, la Fifa dovrebbe decretare a tavolino una gerarchia esattamente opposta a quella dei vertici di Francoforte, Bruxelles e Berlino. Salga sul podio più alto la povera Grecia, custode delle nostre sofferenze ma pure delle nostre speranze. Seguano a pari merito l’Italia e la Spagna, nobili terroni d’Europa, azzurri e rossi, pronti a lasciare un po’ di spazio al vertice per Irlanda e Portogallo.
Dite che finirà diversamente? Vedete i bianchi meticci di Germania sempre favoriti? Sarà meglio che la smetta con questo calcio estivo, ma che difficile essere europei!

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