Zingaropoli? E’ istigazione all’odio

mercoledì, 13 giugno 2012

La Lega e il Pdl sono stati condannati per istigazione al razzismo, perché la discriminazione è un reato, non un’espressione di libertà delle idee. Lo rivela Gian Antonio Stella sulla sua rubrica del Corriere della Sera di oggi mercoledì 13 giugno, raccontando come i due partiti che sostenevano la giunta Moratti sono stati puniti da un tribunale per l’espressione “Zingaropoli”, probabilmente la prima contro due formazioni politiche italiane.

Emerge con chiarezza la valenza gravemente offensiva e umiliante di tale espressione («zingaropoli ») che ha l’effetto non solo di violare la dignità dei gruppi etnici sinti e rom,ma altresì di favorire un clima intimidatorio e ostile nei loro confronti

Lega e Pdl puntarono tutto sul messaggio anti stranieri nella campagna elettorali delle comunali milanesi dell’anno scorso. Il centrodestra tuonò contro la presunta invasione di rom che sarebbe avvenuta nel caso di una vittoria di Giuliano Pisapia. La Lega ricoprì la città di manifesti su “Milano zingaropoli con Pisapia”. Berlusconi invece lanciò un appello affinché Milano alla vigilia dell’Expo 2015 non diventasse «una città islamica, una zingaropoli piena di campi rom assediata dagli stranieri…». Una sentenza li ha condannati perché questi messaggi contrastano con le leggi contro il razzismo. Berlusconi e Bossi non possono essere puniti perché, come racconta Stella, le opinioni di due parlamentari sono protette dall’immunità. “Ma i manifesti affissi sui muri milanesi, però, non godevano di questa guarentigia. E neppure il sito web del Pdl che riprese e pubblicò l’invettiva di Berlusconi”.

Come racconta Gian Antonio Stella,

Ed è proprio contro quelli che l’associazione per i diritti civili delle minoranze «Naga», evitando conflitti col Parlamento che sarebbero andati (come sempre) a vuoto, presentò una denuncia per discriminazione razziale. Lo scontro, in realtà, avrebbe potuto chiudersi senza un verdetto: bastava cheMatteo Salvini per la Lega e Carlo Masseroli per il Pdl leggessero in Consiglio comunale una dichiarazione concordata ammettendo di avere esagerato nella polemica elettorale e riconoscendo «il valore sociale ed etico» del rapporto del Commissario europeo Thomas Hammarberg «nei passaggi in cui, a seguito della visita in Italia », aveva «evidenziato nella propria relazione, con riferimento alle ultime elezioni comunali milanesi, di essere rimasto scioccato dalla presenza di manifesti sui muri e sui veicoli che segnalavano il rischio che la città potesse trasformarsi in una zingaropoli ». Tanto più che secondo lui «questi tipi di messaggi incidono direttamente sui diritti dei Rom e Sinti, nonché sulla loro integrazione ». Il leghista e il berlusconiano, raggiunta l’intesa, avevano però letto le parole concordate stravolgendole con incisi e risatine e sottintesi tali, secondo gli anti-razzisti e anche secondo il giudice, da svuotare il loro significato. Al punto che l’avvocato Pietro Massarotto, presidente del Naga, ha chiesto che il processo andasse avanti. Fino alla storica sentenza di condanna.

Zingaropoli, come rimarca Stella, non era solo battaglia politica, ma istigazione all’odio.

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