Sospiri di sollievo della Merkel e di tutto il G20 riunito in Messico per la vittoria di Samaras (nella foto) in Grecia: il memorandum non verrà rimesso in discussione nei suoi principi fondamentali che stabiliscono l’obbedienza a vincoli di bilancio stabiliti dall’esterno a un governo greco sostanzialmente commissariato. D’ora in poi con la legittimazione popolare di un voto democratico. Anche Tsipras, il leader della sinistra radicale di Syriza, ha telefonato le sue congratulazioni a Samaras, riconoscendogli il primato e dunque il diritto di formare un governo di unità nazionale che otterrà la maggioranza in Parlamento grazie alla costrizione della sinistra riformista: impossibile per lo sconfitto Pasok, il partito del centrosinistra greco, non parteciparvi. Suppongo che i “rivoluzionari” (si fa per dire) di Syriza tirino un sospiro di sollievo, anche se non possono ammetterlo in pubblico. Crescere del 10% in poche settimane, ma restare all’opposizione, per loro è la condizione più comoda.
Il voto greco dice così qualcosa di scomodo ma importante anche alla sinistra italiana e a tutta la sinistra europea. L’appoggio subalterno a governi tecnici fondati sulla supremazia degli organismi internazionali non democraticamente eletti, può oggi apparire inevitabile. Ma comporta un sacrificio cospicuo di consensi elettorali senza aprire altra prospettiva che una replica dei governi d’unità nazionale da sostenere obbligatoriamente in posizione sempre più ridimensionata. Non mi stupirei che Vendola cambiasse il suo approccio al Pd, dopo il voto di ieri a Atene.