La Merkel e i tedeschi non sono nazisti

venerdì, 22 giugno 2012

Guardate un po’ che copertina pazzesca: Angela Merkel è il leader più pericoloso del mondo, una minaccia più grave di dittatori quali Ahmandinejad e Kim Jong-Un. La Cancelliera dell’austerità sarebbe inoltre la leader tedesca più pericolosa dopo Adolf Hitler. Il settimanale britannico NewStatesman, molto vicino ai laburisti dei fratelli Miliband, ha usato toni fortissimi nelle critiche alla politica del rigore perseguita finora da Berlino per affrontare la crisi degli eurodebiti. Il paragone con il nazismo, però, supera il confine della critica legittima. Se è ragionevole sottolineare i fallimenti dell’austerità perseguita dalla Germania, accusare il governo Merkel di atteggiamenti simili a quelli della più ripugnante dittatura della storia ha davvero poco senso. A partire dal secondo dopoguerra la politica tedesca si è unita per riportare nel consesso mondiale il paese che aveva scatenato l’ecatombe della II guerra mondiale, e realizzato lo sterminio sistematico degli ebrei. Se Berlino ha tanti torti nella gestione di questa crisi che sta sconvolgendo l’Europa, non si può non notare che tanti altri paesi membri della Ue non hanno finora dato risposte adeguate alla gravità del momento.

Il paragone col nazismo é sciatto e pure offensivo per una delle poche Nazioni dove la squallida retorica anti stranieri delle destre populiste è sempre stata spenta sul nascere, a parte episodi occasionali. Se proprio si vuole fare una somiglianza storica, si dovrebbe prendere spunto dalle dichiarazioni del presidente della Banca nazionale austriaca, tradizionale alleata della Bundesbank. Ewald Nowotny aveva evidenziato ne giorni scorsi come la politica del rigore della Germania di Weimar favorì l’ascesa al potere dei nazisti. La Merkel assomiglia al massimo ad Heinrich Brüning, cancelliere dal 1930 al 1932, che impose l’austerità ad una Germania in profonda crisi finanziaria, facendo collassare l’economia tedesca. Ora la Germania è ricca, ma i suoi fratelli europei sono sempre più in difficoltà, ed è su questa comune esigenza di una svolta continentale che si può criticare la Merkel, la leader della Cdu, formazione erede del Partito di Centro guidato ottant’anni fa da Heinrich Brüning. Accusare di nazismo i tedeschi significa ignorare i motivi per i quali la stessa Spd, come i Verdi, hanno poi detto sì al Fiscal Compact, dopo aver imposto alla cancelliera alcune importanti, anche se forse insufficienti, modifiche al nuovo Patto di bilancio europeo. Senza una comune comprensione europea la UE non uscirà dal suo momento più difficile.

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