I dilemmi dell’Unione bancaria

sabato, 30 giugno 2012

La riforma più importante decisa dall’eurovertice di ieri è l’introduzione di un’unione bancaria, che abbia poteri di vigilanza unica sul sistema finanziario dell’eurozona. E’ grazie a questa nuova sorveglianza che il fondo salva euro potrà iricapitalizzare direttamente le banche in crisi. Se l’intento comune è stato trovato a Bruxelles due giorni fa, la precisa definizione di cosa sarà l’unione bancaria e quali saranno i suoi compiti è ancora piuttosto incerta. Permangono divisioni su quali siano le banche sottoposte a vigilanza, se saranno tutte oppure solo quelle sistematiche. Le casse regionali, molto influenti in vari stati anche per i loro legami con la politica, sono un nodo irrisolto. Le Sparkasse tedesche sono più che scettiche nel farsi controllare da Bruxelles invece che da Francoforte. Ulteriori problemi aperti rimangono quali esatti poteri attribuire alla Bce, come tutelarne l’indipendenza alla luce delle nuove funzioni, quale meccanismo di liquidazione delle banche istituire, e infine quale forma dare al fondo di garanzia unico dei depositi, che sopratutto la Germania vuole finanziare dopo aver ottenuto più controlli sui bilanci nazionali. Dopo il collasso del sistema finanziario irlandese e la crisi bancaria spagnola l’esigenza di un unico meccanismo di vigilanza comune è diventata condivisa. Se l’unione bancaria può essere una delle possibili soluzioni alla crisi, rimane sempre sullo sfondo una delle riforme chiave dell’architettura istituzionale europea. La Bce deve proseguire sul modello della Bundesbank oppure deve avere come obiettivo del suo mandato anche la crescita economica? E’ questo il nodo irrisolto sottolineato dall’editoriale di Mario Pianta sul Manifesto di oggi, che sottolinea come il nuovo fondo salva euro non abbia sufficienti risorse per difendere Italia e Spagna. Altrettanto critica è la debolezza dei meccanismi di intervento, troppo docili nei confronti della finanza, che secondo Pianta è ancora una volta la vera vincitrice dell’eurovertice. Ancora più drastico è invece un altro economista che spesso scrive per Sbilanciamoci, Sergio Cesaratto. Il professore dell’Università di Siena rimarca con forza come il nodo della crisi, la perdita di competitività dell’economie del Sud Europa a causa della moneta troppo forte, non sia stato neppure affrontato. E senza una risoluzione di questo dilemma, ogni intervento sarà inutile come gli altri precedenti.

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