Krugman: le illusioni dell’Europa sulla crisi

martedì, 3 luglio 2012

Paul Krugman interviene sulle colonne del New York Times evidenziando tutti i limiti dell’accordo raggiunto all’eurovertice di Bruxelles di settimana scorsa. Il premio Nobel per l’economia del 2008 loda i primi passi nella giusta direzione introdotti con il meccanismo anti spread e la possibilità di ricapitalizzazione di banche in crisi del fondo Esm, ma sottolinea quanto queste soluzioni siano ancora largamente insufficienti rispetto alle dimensioni del problema. “Sono passati più di due anni da quando i leader europei si sono impegnati nella loro attuale strategia economica basata sul concetto che austerità fiscale e ‘svalutazione interna’ (in pratica, tagli salariali) avrebbero risolto i problemi dei paesi debitori. In tutto questo tempo la strategia non ha prodotto casi di successo…intanto la crisi l’euro è evoluta in metastasi  diffondendosi dalla Grecia alle economie molto più grandi di Spagna e Italia, e l’Europa nel suo complesso è chiaramente scivolata in recessione. Eppure, le prescrizioni di politica provenienti da Berlino e Francoforte non sono cambiate affatto.” Paul Krugman sottolinea come invece che perseguire una strategia deflazionistica, perseguitata anche la tutela dei capitali,  sia necessario perseguire una ricetta opposta, basata su un contenuto rialzo dei prezzi che permetta di rendere più sostenibili i debiti.  Ulteriore elemento di discontinuità dovrebbe essere un maggior ruolo della Banca centrale europeo nella difesa dei bond dei paesi in crisi.  “La risposta dovrebbe coinvolgere sia i grandi acquisti di titoli di Stato da parte della Bce, sia la volontà dichiarata della stessa banca centrale di accettare un tasso leggermente più alto di inflazione. Anche con queste politiche, gran parte dell’Europa si troverebbe ad affrontare la prospettiva di anni di disoccupazione molto elevata. Ma almeno ci sarebbe un percorso visibile verso il recupero”. L’editorialista liberal del New York Times chiude il suo intervento chiarendo l’analogia tra l’eurocrisi ed un libro del 1910 di Norman Angell, “La Grande Illusione”, che spiegava come la guerra fosse ormai uno strumento obsoleto, superato dalla storia. ” La prospettiva del disastro non rappresenti una garanzia che le nazioni facciano realmente quello che devono fare. ..La posta in gioco è molto alta e la maggioranza dei leader europei non è né stupida né in cattiva fede. Ma la stessa cosa si diceva sui leader europei nel 1914. Possiamo solo sperare che questi siano davvero tempi diversi”.

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