Nelle urne la speranza di una nuova Libia

domenica, 8 luglio 2012

E’ iniziato già ieri sera il conteggio dei voti delle prime elezioni libiche dopo la fine della dittura di Gheddafi. Un evento storico, trascorso tra la gioia di chi si recava alle urne, la maggior di parte di loro per la prima volta nella vita, e la paura provocata dalle continue violenze che si succedono nella nuova Libia. Almeno due persone sarebbero morte in omicidi legati alle elezioni. Particolarmente grave era la situazione a Bengasi,  dove numerosi miliziani hanno protestato con le armi contro le consultazioni. Il  governo transitorio ha annunciato con soddisfazione i dati della partecipazione alle consultazioni per il nuovo Congresso nazionale. Più del 60% dei libici si è recato alle urne, e più del 90% dei seggi previsti sono rimasti aperti. Nelle strade e nelle piazze di Tripoli o di Misurata molte persone hanno esultato dopo essersi recati alle urne, inscenando veri e propri caroselli di auto, alzando al cielo il dito sporco di inchiostro, segno della registrazione del proprio voto.

Le elezioni di ieri delineeranno la composizione del Congresso, che dovrebbe essere deputato a redigere la nuova Costituzione libica. Il consiglio transitorio che governa il paese ha assegnato questo potere ad un comitato del nuovo Congresso, più piccolo e composto su criteri rispettosi dell’equilibrio etnico. I rappresentanti della Cirenaica avevano già lanciato l’allarme per la possibile schiacciatura da parte della più popolosa Tripolitania, una scelta che però ha creato molti malumori, e che potrebbe anche essere bocciata dal nuovo Congresso. La conflittualità regionale ed etnica rimane ancora forte, e trovare un consenso per formare un nuovo governo – il consiglio transitorio si dovrebbe dissolvere nei prossimi giorni – sarà un compito difficile. In Libia manca un movimento simile ai Fratelli Musulmani capace di riscuotere consensi in tutto il paese, e le formazioni politiche di queste elezioni si sono divise più su criteri territoriali, se non tribali, piuttosto che sulla dialettica tra islamismo moderato o conservatore, liberalismo e continuità con l’establishment osservata nelle altre consultazioni svoltesi dopo la primavera araba.

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