Il montismo come pensiero debole del Pd

martedì, 10 luglio 2012

Sul “Corriere della Sera” di oggi quindici esponenti del Partito Democratico (da Enrico Morando a Pietro Ichino, da Claudia Mancina a Marco Follini, da Paolo Gentiloni a Umberto Ranieri) rivendicano il montismo come progetto cui dare continuità anche nella prossima legislatura. L’accento a me pare decisamente enfatico sulle realizzazioni del governo tecnico, e invece viene criticato lo scarso entusiasmo con cui la segreteria del Pd lo giudica, permettendosi -a detta dei firmatari- critiche eccessive. La loro idea è che l’Italia abbia bisogno di un altro decennio di cura Monti. Se non altro, nel dissenso va apprezzata la chiarezza con cui lo dichiarano. La sortita dei quindici, che convocano una pubblica assemblea sulla loro piattaforma il 20 luglio prossimo, politicamente ha uno sbocco quasi inevitabile: la grande coalizione Pd-Pdl-Terzo Polo da proseguire anche dopo le elezioni del 2013, possibilmente convincendo Monti a esserne ancora il regista come primo ministro. Significativo è che fra i firmatari si trovi Umberto Ranieri, uomo assai vicino al presidente Napolitano fin dai tempi del migliorismo nel Pci.
Ora logica vorrebbe che nel partito si discuta sui contenuti e di conseguenza ci si conti sulle scelte da fare. Invece tira aria di rinvio delle elezioni primarie già annunciate nell’ultima direzione per il mese di ottobre. Brutta involuzione di dirigenti abituati prima a mettersi d’accordo, per poi eventualmente chiamare gli iscritti e i cittadini a ratificare le loro decisioni. Solo che stavolta rischiano di derivarne danni letali, come dimostra anche quest’ultima dichiarazione di fede nel montismo, tipica espressione del pensiero debole che affligge il Pd.

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