L’austerità si abbatte sulla Spagna

mercoledì, 11 luglio 2012

Dopo le incertezze dei giorni scorsi, legate alle nuove regole di funzionamento del fondo salva euro Esm, la Spagna ha ottenuto dalla Ue la prima tranche dei prestiti necessari per stabilizzare le sue banche in crisi da bolla immobiliare. Madrid ha ottenuto un anticipo di 30 miliardi sui 100 concordati come necessari, ma le condizioni, per i piccoli risparmiatori, così come per la popolazione, sono durissime. Ancora una volta il soccorso comunitario è subordinato ad un durissimo piano di rigore, che in un’economia in recessione avrà un molto probabile effetto di peggiorare i conti pubblici, invece che consolidarli. Uno schema sullo stile dell’intervento alla Grecia. La Ue ha concesso alla Spagna un piano di rientro del debito più morbido dal punto di vista temporale, ma le misure di rigore sono durissime. L’Iva sarà alzata di ben tre punti percentuali, mentre saranno tagliati gli assegni di disoccupazione, le pensioni di invalidità e disabilità. Nel settore pubblico sarà eliminata la tredicesima per l’anno 2012, che sarà “reintegrata” nel 2015 con un corrispondente versamento integrativo al fondo pensione di settore. Ci sarà anche il tentativo di vendere la rete ferroviaria e gli aeroporti pubblici, assai difficile da attuare in un paese con simili difficoltà di liquidità.

Si tratta di misure pari a 65 miliardi di euro per i prossimi trenta mesi, ed avvengono all’indomani del via libera europeo alla prima erogazione, pari a 30 miliardi di euro, dei fondi per la ricapitalizzazione del sistema creditizio iberico. Gli ultimi dati rilevano un peggioramento di 60 miliardi nel sistema Target2, che regola i pagamenti interbancari dell’eurozona, una conferma della fuga di capitali in corso nel paese. Secondo le fonti del Financial Times la Ue ha inserito nella bozza di intesa con Madrid anche l’azzeramento del capitale azionario, e del debito subordinato, al fine di dare il via libera alla ricapitalizzazione delle banche in crisi tramite il fondo Esm. Il debito (ibrido e subordinato) sul mercato delle banche spagnole – riporta l’FT – ammonterebbe a 67 miliardi di euro, ed i risparmiatori dovrebbero accollarsi una parte significativa di queste perdite.

La Ue ha scelto dunque di riproporre un intervento ispirato al dogma del rigore. Questo modello però è già fallito, e come ricorda un autorevole economista italiano

Le misure sono la garanzia che la Spagna finirà con l’avvitarsi: il sistema bancario crollerà sotto il peso delle sofferenze, rendendo ridicola la stima di 100 miliardi di prestiti comunitari per ricapitalizzazione. La disoccupazione aumenterà ancora, rischiando di avvicinarsi al 30 per cento ufficiale; il paese sarà costretto a chiedere di essere salvato dalla Troika ma già oggi, in queste manovre, si intravvedono le stigmate di una distruzione di stampo greco dell’economia spagnola. Dal momento in cui la Spagna comincerà ad affondare visibilmente, i mercati attaccheranno frontalmente l’Italia, vanificando tutte le misure prese sinora.

La crisi dello spread rischia dunque di ritornare, mentre in questo momento la Danimarca e la Svizzera offrono rendimenti negativi per “frenare” la corsa dei capitali che rafforzano le loro monete rispetto all’euro. Al momento i beneficiari sul mercato dei titoli di Stato sono Germania e anche Francia, che nonostante le previsioni “pessimistiche” per la cura Hollande, sta osservando una discesa del costo di rifinanziamento del suo debito.

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.