Joschka Fischer interviene sull’eurovertice di Bruxelle del mese scorso evidenziando la prima sconfitta della Germania della Merkel sul proscenio continentale. Un passo falso che sarebbe stata una grande vittoria della cancelliera se avesse compreso i danni provocati dall’austerità nell’Europa del Sud. “Una correzione di direzione sarebbe stato un segno di arte politica, così rimane solo una sconfitta collegata ad una revisione della politica europea. Un’ulteriore perdita di influenza della Germania, che si nota nelle istituzioni europee come la Bce”. L’ex ministro degli Esteri fa un parallelo tra la sconfitta della Merkel e l’eliminazione della Germania dai campionati europei, dopo un mese nel quale la Nazionale tedesca era celebrata come sicura vincitrice dalla stampa popolare. Fischer critica pesantemente il processo di rinazionalizzazione che si nota nel lato destro dello spettro politico, dove è esplosa la paronoia per i soldi tedeschi, che tutti minacciano, dai “poveri” del Sud Europa ai grandi centri finanziari. “Anche nelle pagine culturali delle gazzette borghesi si celebra la risurrezione di un anticapitalismo schierato contro la finanza anglosassone che contiene non solo una presa di distanza dall’Europa, ma anche dall’Occidente. Questa evoluzione è preoccupante. Sicuramente la storia non si ripeterà, e se sì solo in farsa come diceva Marx, ma la rinascita del nazionalismo nella destra tedesca è ormai palese”. Per Fischer questa nuova Germania potrebbe mettere in discussione la chiava di soluzione della crisi, ovvero l’unificazione politica dell’Europa. L’ex ministro degli Esteri è convinto che questa Unione Europea non potrà rimanere una cosa a metà come è ora,come nella realtà non si può “essere un po’ incinta”. A Burxelles si dovrà decidere se mettere in comune i propri debiti, oppure rinazionalizzare le politiche. Una scelta che deciderà in futuro dell’Europa, che solo intengrandosi potrà evitare di spaccarsi.