La cura “greco/spagnola” per gli statali italiani?

lunedì, 16 luglio 2012

Sul Corriere della Sera di oggi è presente un’indicativa tabella sui lavoratori pubblici nei maggiori paesi europei. In Italia ci sono molto meno dipendenti statali che in Francia e Gran Bretagna, e rappresentano grosso modo la stessa percentuale sulla forza lavoro registrata in Spagna, ovvero il 14%. In Italia è però maggiore l’incidenza del costo del settore pubblico sul Pil rispetto a Spagna e di pochissimo anche rispetto al Regno Unito, dove la spesa è pressoché identica. L’obiettivo del governo Monti, attraverso la spending review, è quello di arrivare a rapporti “tedeschi”. La Germania, tra i grandi paesi europei, ha la minore percentuale di pubblico impiego sulla forza lavoro complessiva, così come sconta il minor costo sul Prodotto interno lordo.

Berlino spende circa il 7% del proprio Pil per retribuire i dipendenti statali, che sono però ben nove milioni e mezzo. Grazie all’elevato tasso di attività, ovvero una base di persone occupate nel mercato del lavoro molto più grande di quella italiana, la Germania può permettersi un numero di statali molto superiore al nostro. Infatti in Italia i lavoratori pubblici sono tre milioni e duecentocinquanta mila, un numero piuttosto contenuto se si compara ai sei milioni del Regno Unito o agli oltre sette milioni della Francia. L’Europa dell’austerità però, per arrivare ai risparmi prefissati, ha messo nel mirino il pubblico impiego, come visto prima in Grecia ed ora anche in Spagna. Il paese ellenico ha licenziato, o non rinnovato i contratti precari, di centinaia di migliaia di dipendenti statali, mentre in Spagna il governo Rajoy ha appena annunciato di non pagare più la tredicesima a chi lavora nel pubblico. Probabile anticipazione di quella che sarà la cura del governo Monti dopo la conclusione della “spending review”.

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