Ricordo bene, nel settembre dell’anno scorso, i finanzieri che confidavano: “Lo spread diventera’ insostenibile politicamente per Berlusconi quando tocchera’ quota 400 punti. Dovra’ dimettersi”. Ma ricordo bene anche i loro colleghi secondo cui dopo le dimissioni del Cavaliere il nostro differenziale sarebbe calato di 200 punti grazie al sollievo dell’establishment finanziario.
Oggi il governo Monti viaggia stabilmente con uno Spread piu’ vicino ai 500 che ai 400 punti (gia’ considerati livello mostruoso, impensabile, un anno fa). Nessuno puo’ essere cosi’ sciocco da addebitare questa nocivita’ che affligge la circolazione del denaro in Italia ai tecnici che la guidano. Puo’ anche darsi che lasciando Berlusconi e Tremonti al loro posto ci saremmo ritrovati in fallimento; di certo staremmo peggio. Ma cosa aspettiamo a riconoscere che la scuola economica di Monti risulta palesemente inadeguata con le sue terapie anticrisi? Siamo proprio sicuri che l’Italia debba ratificare il Fiscal Compact, cioe’ un trattato europeo inapplicabile, dopo che gia’ il nostro Parlamento ha cialtronescamente approvato una modifica costituzionale che pretende obbligatorio il pareggio di bilancio, cioe’ l’impossibile?
Lo Spread a quota 500 non e’ certo colpa di Monti, ma lancia un segnale chiaro che Monti non e’ la soluzione.