La Bce non interverrà nei prossimi giorni per calmare le tensioni sui mercati dei bond, a meno che uno stato membro chieda di attivare le modalità previste dai salvataggi legati ai fondi salva euro, il temporaneo Efsf e il permanente Esm, sulla cui introduzione pesa il giudizio sospeso della Corte costituzionale tedesca. L’attesissima riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea si risolve con un sostanziale nulla di fatto, anche se nel comunicato stampa viene rimarcato come l’istituto di Francoforte sia pronta a riprendere il programma di acquisto di titoli di stato lanciato l’anno scorso proprio per contrastare l’aumento del costo del debito di Italia e Spagna, allora guidate da Berlusconi e Zapatero.
“L’adesione dei governi agli obblighi previsti dall’intervento dell’Efsd/Esm è una condizione necessaria. Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea, rispettando il suo mandato di mantenere la stabilità dei prezzi nel medio termine e l’indipendenza della sua politica monetaria, può intraprendere operazioni di mercato aperto nella misura necessaria a raggiungere i suoi obiettivi”.
Mario Draghi nella conferenza stampa di presentazione delle decisioni prese dal board della Bce ha confermato l’ovvio, ovvero la netta contrarietà della Bundesbank all’acquisto di bond di paesi membri, anche se il crisma dell’ufficialità ha rivelato quanto profondo sia il dissenso dell’istituto centrale tedesco. La Bce non ha voluto dividersi perché troppo spaccata, esattamente come funziona l’Unione europea, e l’unica decisione presa è stato il mantenimento del tasso di interesse allo 0,75%. I mercati stanno reagendo negativamente al nulla di fatto uscito oggi dalla Bce – non agiamo per terrore, ha sottolineato il governatore – e i rendimenti dei titoli di stato sono iniziati a risalire.