Caro Lerner, tagliare aiuta anche i lavoratori

venerdì, 3 agosto 2012

Caro Lerner,

la ringrazio molto per la cortesia che mi riserva rispondendo alle mie considerazioni. Mi sembra si stia aprendo un dibattito interessante (per me almeno, spero anche per i lettori) perche’ stiamo andando rapidamente al centro delle varie questioni. Provero’ a entrare punto per punto di ciascuna delle questioni che lei apre.

1. Le politiche liberiste fanno scendere la componente del pil che va al reddito da lavoro, la “quota lavoro”. La dinamica della quota lavoro e le sue determinanti e’ un tema davvero complesso su cui economisti ragionevoli possono essere in disaccordo (anche su come e’ corretto misurarla, la quota). Pero’, vorrei elencare alcuni “fatti”, se non incontrovertibili almeno abbastanza solidi (li prendo da vari post di Giulio Zanella su noisefromamerika.org che sul sito hanno generato l’anno scorso una discussione dura ma proficua):

i) la quota lavoro e’ elevata e pressoche’ costante dagli anni 70 negli Stati Uniti;

ii) la quota lavoro in Italia e’ bassa (anche a causa dell’elevata frazione del reddito indipendente) e scende nel corso degli anni 80 e 90 (fino al 98 o giu’ di li’) e poi e’ costante, anzi in leggera crescita;

iii) l’andamento della quota nel Regno Unito della Thatcher (anni 80) non e’ sostanzialmente diversa da quello della quota in Francia nello stesso periodo; cioe’ scende in entrambi i paesi a livelli simili;

iv) l’Italia e’ l’unico paese in cui negli ultimi 10 anni la quota e’ rimasta stabile (o cresciuta) nonostante la produttivita’ del lavoro sia scesa.

Mi scuso per aver assunto un tono accademico e noioso ma il tema e’ complesso e io l’ho fatto per poter argomentare che e’ arduo ottenere relazioni chiare e nette tra la quota lavoro e le politiche liberiste. Non mi sogno di argomentare che le politiche liberiste fanno bene alla quota lavoro, perche’ sarebbe altrettanto arduo farlo, per le stesse ragioni. Inoltre, se anche la quota lavoro scende, non e’ necessariamente la “quota capitale” a salire, c’e’ anche la “quota governo”, la componente del Pil composta da imposte e tasse sulla produzione, al netto dei trasferimenti, e sulle importazioni. Non e’ difficile indovinare cosa succede a questa quota dagli anni 80 ad oggi in Italia.

2. La borghesia italiana e’ poco propensa all’impegno civile. A discutere sulla pochezza intellettuale e culturale della borghesia (io direi, della classe dirigente) italiana mi invita a nozze. Ma poiche’ siamo d’accordo, evitero’ di dilungarmi. Ma e’ proprio questa la ragione per cui facevo quelle domande su cio’ che e’ di destra e di sinistra (ha ragione, errore enorme, sono della generazione che conosce Gaber e avrei dovuto formulare le mie domande in modo meno idiota). Il mio punto era proprio che chi oggi avrebbe interesse alla riduzione sostanziale e strutturale della spesa sono proprio i lavoratori dipendenti. La spesa pubblica italiana e’ inefficiente non solo nella prestazione di servizi (scuola e sanita’, etc) ma anche nella redistribuzione del reddito. Ne facciamo tanta e la facciamo male, malissimo, in parte perche’ re-distribuiamo anche a chi non ne ha bisogno (esempio: universita’ quasi-gratuite per tutti) e in parte perche’ produciamo assistenzialismo, cioe’ sostituiamo attivita’ produttive con assistenza piu’ lavoro in nero (mi ha stupito a questo proposito oggi una frase di Landini riguardo agli operai che contestavano la Fiom all’Ilva di Taranto: “preferiscono perder il lavoro e vivere di sussidi statali”).

3. La riduzione della spesa pubblica in recessione e’ da evitare. Concordo, nessuno la vuole. Ma e’ oggi purtroppo inevitabile perche’ i risparmi di rendimento (decine di miliardi l’anno) che l’Euro ci ha garantito sin dalla nostra entrata sono stati spesi invece che utilizzati per minori tasse e/o per un parziale riaggiustamento della nostra posizione fiscale. Per questo non ci resta che piangere (ma sono lacrime di coccodrillo). Si puo’ provare a piangere un po’ meno pero’ facendoli bene invece che male i tagli, cioe’ facendo tagli strutturali, liberando risorse, invece che non tassando tutto quello che si muove.

Alberto Bisin

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.