Paesi Bassi, l’ex maoista che terrorizza la Merkel

martedì, 28 agosto 2012

Dopo Syriza un altro partito che una volta si sarebbe definito, sciattamente, di sinistra radicale inquieta Angela Merkel. Nei Paesi Bassi il prossimo primo ministro potrebbe essere infatti Emile Roemer, leader della formazione SP, il partito socialista che quasi tutti i sondaggi rilevano in testa nelle intenzioni di voto per le prossime parlamentari. Dopo due anni di governo Rutte infatti nei Paesi Bassi sono convocate elezioni anticipate per la caduta dell’esecutivo liberal conservatore. Il governo di Mark Rutte, il leader dei liberali del VVD, ha perso l’appoggio esterno della destra xenofoba di Wilders, e la mancanza di una nuova maggioranza parlamentare ha determinato le nuove consultazioni nazionali. L’esecutivo liberal conservatore è caduto sul piano di austerità presentato la scorsa primavera per aderire agli obblighi del Fiscal Compact, ed è proprio l’opposizione al rigore il tema centrale delle elezioni olandesi del 2012.

Il partito che più si è profilato come avversario dell’Europa dell’austerità sono i socialisti di Roemer, una formazione nata negli anni settanta con un’ispirazione maoista. Nel corso degli ultimi decenni SP ha moderato le sue posizioni, ed ora propone un’alternativa keynesiana al rigore imposto dalla Bce e da Berlino. Emile Roemer, sapendo di poter diventare il nuovo primo ministro, ha mandato messaggi rassicuranti alle cancellerie comunitarie negli ultimi mesi, anche se la sua retorica euroscettica è ancora vigorosa. Una decina di giorni fa il leader di SP ha rimarcato ad un quotidiano economico olandese che non pagherà alcuna multa alla Ue in caso di sforamento del deficit. “Dovrei pagare qualche multa ridicola se il deficit è oltre il 3% del Pil?” ha detto Roemer .”Devono passare sul mio cadavere!”, ha esclamato il leader socialista. Negli scorsi anni SP in parlamento ha sempre votato contro le principali misure europee, come il Fiscal Compact, i pacchetti di salvataggio per Grecia e Spagna, il fondo di salvataggio dell’eurozona ed il Meccanismo di Stabilità Europea. Nel 1999 i socialisti si erano opposti all’introduzione dell’euro, ma ora vogliono mantenere la moneta unica, e chiedono la ristrutturazione del debito dei paesi in difficoltà e un ruolo diretto della Bce per affrontare l’eurocrisi. I socialisti stanno beneficiando enormemente della recessione che ha colpito i Paesi Bassi, e da molti mesi sono in testa in quasi tutti i sondaggi. La formazione di un governo composto da partiti di centrosinistra appare però difficile.

Al momento una coalizione tra SP, la sinistra riformista dei laburisti, i liberali progressisti di D66 e i verdi non avrebbe i 75 seggi necessari per governare. Se però le intenzioni di voto saranno confermate il 12 settembre, la notizia sarà amarissima per Angela Merkel. Il governo Rutte è stato il più fedele alleato della Germania nel fronte del rigore che ha dominato la politica europea nella prima fase della crisi. Ora invece dai Paesi Bassi potrebbe arrivare un primo ministro che ha costruito il suo successo politico proprio in opposizione all’austerità, svuotando elettoralmente la sinistra riformista tradizionale dei laburisti proprio come successo in Grecia tra Syriza e Pasok.

La media dei sondaggi dell’ultima settimana nei Paesi Bassi:

SP (sinistra) 34 seggi, VVD (liberali di destra) 32, PvdA (laburisti)19 , PVV (destra populista)17 , CDA(democristiani) 14, D66 (liberali di sinistra) 14, CU(cristiano sociali) 7, GL (verdi) 5, SGP (destra cristiana protestante) 3, PvdD  (animalisti) 3, 50Plus (partito dei pensionati) 2

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