Draghi: la Bce non fa politica, ma salverà l’euro

mercoledì, 29 agosto 2012

Dopo settimane di bombardamento mediatico subito in Germania da editorialisti e politici di orientamento prevalentemente conservatore per gli acquisti di bond sovrani da parte della Bce, Mario Draghi ha scritto al settimanale tedesco Die Zeit per illustrare la via d’uscita dall’eurocrisi. Il governatore della Banca centrale europea ha scelto con attenzione il giornale sul quale intervenire: Die Zeit è uno dei più autorevoli media tedeschi, e dallo scoppio della crisi si è distinto per europeismo e critiche alla rigida austerità della Merkel. Il settimanale di Amburgo ha tra i suoi editori Helmut Schmidt, cancelliere socialdemocratico della Germania negli anni settanta ed ottanta. Draghi si rivolge proprio ai suoi critici tedeschi quando spiega di comprendere i motivi delle inquietudini sul protrarsi della crisi, e sulle irragionevoli ed irrealizzabili soluzioni che vengono proposte. Né un semplice ritorno al passato, ma neanche gli Stati Uniti d’Europa sono due estremi da non prendere in considerazione. Il difetto della moneta unica, riconosce lo stesso governatore, sta nell’impianto delineato dai Trattati di Maastricht. Allora la dotazione di istituzioni politiche per la guida dell’unione monetaria ed economica non fu ritenuta necessaria, un errore come evidenziato dalla crisi dei debiti sovrani.

Una nuova architettura europea è auspicabile per ogni paese, e sopratutto per la Germania. Per Draghi “la radice del successo tedesco è la sua profonda integrazione nell’economia europea e mondiale. Per continuare, la Germania deve rimanere un’ancora di una forte moneta, al centro di una zona valutaria stabile con un’economia dinamica e competitiva. Solo un’unione economica e monetaria più forte può garantire questo risultato”. Per il governatore europeo è essenziale introdurre un’unione bancaria che riduca i rischi del sistema finanziario, ribadendo l’esigenza di poter chiudere le istituzioni insolventi,  così come è essenziale un vero controllo sui bilanci nazionali. Nessun paese membro deve perseguire politiche fiscali che mettano a rischio la stabilità degli altri stati e dell’intera eurozona. Per Draghi però la centralizzazione di ogni politica economica non serve, mentre è fondamentale che cresca la legittimazione democratica delle istituzioni europee, cresciuta in sessant’anni di storia comune ma ancora da approfondire.

Per quanto riguarda invece la politica monetaria, il governatore della Bce difende le misure non convenzionali già intraprese, e che saranno sviluppate nei prossimi mesi in caso di peggioramento della crisi di singoli paesi. “La Bce – scrive Draghi nell’articolo- farà tutto il necessario per assicurare la stabilità dei prezzi. Rimarrà indipendente. E agirà sempre nei limiti dei suo mandato”. “Tuttavia – prosegue il presidente dell’Eurotower – bisogna comprendere che la realizzazione del suo mandato a volte ci richiede di andare oltre gli strumenti ordinari di politica monetaria”. “Quando i mercati sono frammentati o influenzati da paure irrazionali, i segnali di politica monetaria non arrivano ai cittadini in maniera omogenea nell’area euro”. Secondo Draghi alla Bce “dobbiamo rimediare” ai problemi che rendono disomogenea la trasmissione della politica monetaria nell’eurozona: “questo a volte può richiedere misure eccezionali. E questo fa parte della nostra responsabilità come banca centrale dell’intera eurozona”. “La Banca centrale europea – ha proseguito – non è un’istituzione politica, ma è impegnata nelle sue responsabilità come istituzione dell’Unione europea. Sule banconote che stampiamo c’è la bandiera della Ue, un potente simbolo dell’identità europea. ” Mario Draghi conclude rimarcando come ci sia bisogno di uno sforzo graduale e strutturato per completare l’Unione economica e monetaria. Questo darebbe all’euro le stabili fondamenta che la moneta merita. Così si potranno raggiungere gli obiettivi per i quali è stata creata l’Unione e introdotta la moneta unica: la stabilità, il benessere e la pace. “Sappiamo che è questo quello che  desiderano i popoli in Europa, e  in Germania.”

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