L’arbitro minacciato prima della sfida finale

giovedì, 30 agosto 2012

Con la copertina di “Panorama” intitolata oggi “Ricatto al Presidente”, direi che si delinea un quadro più chiaro. Approfittando di una imprudenza commessa dai collaboratori di Napolitano e poi da lui stesso -dare spago telefonico a un agitatissimo Nicola Mancino che telefonava in cerca d’aiuto- ora lo si vuole tenere sotto scacco. La Presidenza della Repubblica, con la nomina di Mario Monti senatore a vita e poi con la supervisione garantita al suo governo tecnico, si è esposta in un protagonismo politico senza precedenti. Riconosciuto anche a livello internazionale come unico riferimento italiano affidabile, il Quirinale tuttora mantiene questo ruolo insolito di cabina di regia; e Napolitano vuole svolgerlo per intero fino alla scadenza del suo mandato, il 15 maggio 2013. Possibilmente avendo risolto per quella data il groviglio del cambio di legislatura (con legge elettorale apposita), con nomina del futuro premier e se possibile garanzie anche sulla fisionomia del suo successore.
Non stupisce quindi che nel magma caotico della politica italiana alcuni protagonisti, oggi deboli e disorientati (leggi, soprattutto, il solito Berlusconi), esercitino a modo loro pressioni sul Colle. Intimidire l’arbitro alla vigilia di una partita decisiva è prassi diffusa, non solo nel calcio malato.

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