Con un’intervista al “Corriere della Sera” oggi Massimo D’Alema ripropone l’idea cui è rimasto sempre affezionato. I partiti si misurano nelle elezioni con metodo proporzionale alla tedesca e solo dopo, sulla base dei risultati, siedono al tavolo della trattativa per formare una coalizione di governo. L’obiettivo di D’Alema è pervenire con questo metodo a un esecutivo Bersani-Casini-Vendola, magari prospettando al leader del Terzo Polo un appoggio per salire al Quirinale dopo Napolitano. Diciamo come forma di garanzia e contrappeso, per non usare la parola ricompensa. E’ interessante notare che in queste ore anche Berlusconi sembra orientato a preferire il ritorno al sistema proporzionale, avendo verificato che le sue chances di conseguire la maggioranza relativa (con una lista o una coalizione, poco importa) sono scarse. Il Cavaliere sa fare bene i suoi calcoli. Probabilmente valuta che il risultato elettorale, in caso di riforma proporzionale come la vuole D’Alema, renderà inevitabile una grande coalizione, senza cui mancherebbe la maggioranza in Parlamento. Mesi di trattative a zig zag, con annunci di accordo raggiunto seguiti da retromarcia, ci portano a questo bel risultato: chi vuole riformare il Porcellum entra nella categoria dei favorevoli di un Monti-bis, ossia di un nuovo governo di grande coalizione come l’attuale. Chi è contrario alla grande coalizione a guida tecnica contrasta la riforma proporzionale auspicata da D’Alema e quindi passa per difensore del Porcellum. Gran brutta alternativa quella fra la padella e la brace. Lunedì prossimo ne ragioneremo all’Infedele col principale tessitore della trattativa sulla riforma elettorale: Luciano Violante.
