L’austerità può essere anche giustizia sociale?

giovedì, 13 settembre 2012

Le elezioni olandesi si sono concluse con un sostanziale trionfo delle forze europeiste. Il successo di liberali e laburisti, e il flop dei socialisti e dei populisti ha sostanzialmente ribaltato il quadro che era stato rilevato dai sondaggi fino ad un mese fa. Le forze anti euro e anti austerità sono state punite.  Quando l’elettorato più distante dalla politica si è mobilitato – la partecipazione è stata del 73,8%, poco inferiore rispetto alle elezioni del 2010 – la preferenza è andata per i partiti maggiori del centrodestra e del centrosinistra olandese, con la continua perdita di consensi dei centristi del Cda, che fino a pochi anni fa era la tradizionale formazione di governo dei Paesi Bassi, ed ora rischia la marginalità. Il nuovo esecutivo sarà ancora guidato da Mark Rutte, il liberale leader del VVD che in questi due anni si è profilato a livello europeo come il più fedele alleato di Angela Merkel. Rutte però potrà governare solo coi laburisti, a meno di un’improbabile coalizione con i liberali di sinistra di D66 e i democristiani di CDA tollerata da qualche forza esterna. La riedizione della Coalizione Viola del laburista Wim Kok degli anni ’90 sembra l’esito più probabile delle trattative che si apriranno da questa mattina tra VVD e laburisti, con la possibile aggiunta dei liberali di sinistra, anch’essi parte costitutiva della Coalizione Viola.

Se due decenni fa la politica olandese sperimentò per prima un modello di Terza Via poi ripreso anche dai maggiori paesi europei, Gran Bretagna in primis, ora invece si dovrà conciliare l’austerità rivendicata dai liberali con la giustizia sociale proposta dai laburisti. Proprio per evitare pesanti tagli al welfare la formazione di Diederik Samsom arrivata seconda ieri aveva deciso di non votare il Fiscal Compact, trattato che deve ancora essere ratificato dai Paesi Bassi e che rimane il punto più spinoso per il nuovo governo che si profila. La sfida del nuovo governo olandese appare identica a quella che si è aperta all’interno dell’Unione Europea dopo la vittoria di François Hollande. Conciliare il rigore della Merkel con la giustizia sociale rivendicata dalle forze progressiste europee ora in ripresa appare l’unico modo, in questo momento, per mantenere in vita il progetto europeo, moneta unica inclusa. L’elettorato olandese, che sette anni fa bocciò la Costituzione dell’Europa dopo il referendum francese, ha mandato in questo senso un messaggio molto chiaro. Una sfida difficile per tutti, ma in particolare per la sinistra. I Verdi, la formazione più progressista che aveva detto sì al Fiscal Compact, sono crollati ad uno dei risultati peggiori della loro storia. Un risultato che già pone un dilemma ai laburisti che si apprestano a dire sì al rigore per poter governare.

VVD (liberali di destra) 41,  PvdA (laburisti) 39,  PVV (destra populista) 15,  CDA (democristiani) 12, SP (sinistra) 15,   D66 (liberali di sinistra) 12,   GL (verdi) 3 ,  CU (cristiano sociali) 5,   SGP (destra cristiana protestante) 3,  PvdD (animalisti) 2  50PLUS (partito dei pensionati) 3

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