La malinconia di Nichi Vendola

giovedì, 20 settembre 2012

La malinconia di Nichi Vendola lascia trapelare un cumulo di dilemmi. Lo guardo con affetto e con rispetto. Immagino l’amarezza della vicenda Ilva (in parte me l’ha comunicata protestando contro una mia critica che riteneva ingiusta). Suppongo che guardi con fastidio alla sinistra che si lacera sul degrado della legalità ma pare incapace di intraprendere azioni comuni di giustizia sociale. Lui non si fiderà mai del dipietrismo camaleontico seppure oggi addobbato di operaismo fiom. L’istinto lo riconduce alla casa madre da cui si distaccò più di vent’anni or sono: Bersani è aria di famiglia, richiama il buon vecchio Pci, peccato che oggi lo ridurrebbe a tappezzeria, magari in attesa di gratificarlo dopo le elezioni con incarichi non entusiasmanti. Sarebbe un esito modesto. Perfino questo indugiare sui sacrosanti diritti civili, e sul bisogno di paternità, pare a me un rifugio nell’ego piuttosto che una sfida pubblica. Nichi Vendola ha fatto una scelta unitaria che apprezzo: non vuole riprodurre in Italia l’esperimento della Syriza greca che ha distrutto il Pasok sottomesso all’ortodossia tecnocratica europea. Ma il nodo è proprio quello lì. Si potrà fare sinistra non ortodossa in Italia, nei prossimi mesi, coinvolgendo il Pd (partito nel quale c’è anche una sinistra cattolica, guarda caso proprio la “nemica” Rosy Bindi); oppure accontentarsi di rimettere insieme le ambiguità rassicuranti del vecchio Pci? Capisco la malinconia di un tale dilemma, ma forse sarebbe il caso di affrontarlo in pubblico rifuggendo il vizio che affligge ciascuno di noi, soprattutto in età matura: il narcisismo (sia detto da un coetaneo che di certo non ne è immune).

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.