Non ci bastano le interviste in cui Esterino Montino (nella foto), capogruppo del Pd alla Regione Lazio, riconosce di aver sbagliato per mancata vigilanza ma rivendica di aver speso per finalità politiche gli ingenti fondi pubblici percepiti. Questo tardivo riconoscimento suona male, molto male. Lascia intendere un’abitudine alla spartizione, l’uso pigro dei soldi pubblici per deturpare Roma invadendola di inutili manifesti godendo di una rendita di posizione e rinunciando alla vera politica. Ci fa sospettare che abbia ragione Emma Bonino quando lamenta la sorda ostilità con cui fu subita la sua candidatura, proprio perchè lei era fuori dai giochi spartitori fra maggioranza e opposizione da sempre consumati nel sottogoverno.
Si inventino qualcosa, su internet o nelle piazze. Riuniscano assemblee dei cittadini cui hanno chiesto il voto. Ma per favore abbia la buona creanza di non ricandidarsi il gruppo consiliare che prima ha chiuso gli occhi, poi ha atteso che dall’esterno gli sollecitassero le dimissioni. I consiglieri regionali laziali del Pd, Montino in testa, devono andarsene a casa. Chiamala se vuoi, autorottamazione.