La crisi ha già archiviato la ricetta economica di Renzi

giovedì, 18 ottobre 2012

Ieri sera alla fondazione Metropolitan Matteo Renzi ha organizzato una serata di raccolta fondi con alcuni big della finanza milanese, chiamata “Sbloccare la crescita dell’Italia: un progetto rivoluzionario”. L’incontro è stato organizzato da Davide Serra, il fondatore di Algebris, hedge fund nato nel paradiso fiscale delle Cayman come ricorda oggi, piuttosto perfidamente, il Corriere della Sera. Alla serata erano presenti il numero uno di Deutsche Bank Italia, Flavio Valeri, al presidente di Lazard e Allianz Italia, Carlo Salvatori, l’ex dg di Bpm, Enzo Chiesa, Andrea Soro di Royal bank of Scotland, l’uomo d’affari Francesco Micheli, e l’amministratore delegato di Amplifon, Franco Moscetti.

Il blog del cronista politico de “Il Foglio,” Claudio Cerasa, ha svelato il contenuto della presentazione svolta da Davide Serra, che costituisce un contributo programmatico significativo per la campagna di Matteo Renzi. Il documento preparato da Algebris è un vero e proprio manifesto del liberismo finanziario. La critica al sistema Italia si basa sulla scarsa competitività delle nostre aziende, gravate da un eccesso di fisco, dall’eccessiva spesa in pensioni e salari pubblici, e dal mancato contrasto all’evasione fiscale. Il documento commette alcune forzature, per esempio dimenticandosi la differente composizione della nostra spesa previdenziale rispetto agli altri paesi europei, ed il fatto che l’Italia in realtà spenda per gli statali meno di Francia, Gran Bretagna e Spagna, anche se la spesa unitaria per dipendente è superiore.

Le proposte di Serra evidenziano la debolezza di questa impostazione. Le modalità suggerite per tagliare le tasse in modo significativo sulle imprese sono irrealistiche. Le privatizzazioni e le dismissioni di patrimonio pubblico non potranno, nel breve e medio periodo, garantire gli introiti stimati dal documento. Inoltre, senza significative riduzioni sul monte complessivo dei salari pubblici – traducibile in decina di migliaia di licenziamenti – e della spesa previdenziale lo stato italiano non potrà mai ridurre in modo ampio il suo costo di funzionamento. Dopo la riforma Fornero, però, se si vuole comprimere ulteriormente la spesa bisogna tagliare le pensioni, anche in modo drastico.

Proporre di ridurre gli stipendi ed il numero dei dirigenti come fa Serra è molto “pop”, ma anche completamente inutile, come dimostra la recente sentenza della Corte costituzionale. E nel documento realizzato da Algebris si dimentica che i 2/3 del Pil italiano sono generati dal terziario, per il quale sono assenti proposte significative. L’unico modo realistico per realizzare quanto propone Serra sarebbero tagli molto forti alla spesa pubblica, da concentrare in salari pubblici e pensioni alla luce di quanto tratteggiato dallo stesso documento.

Il vero problema della “Renzinomics” tratteggiata in quel documento è però la sostanziale ignoranza di quanto successo nell’Europa dell’austerità in questi anni. Come evidenziato dalla Grecia, dalla Spagna e dal Portogallo, pesanti tagli alla spesa pubblica non fanno risparmiare, perché in questo momento di recessione patrimoniale simili contrazioni di domanda aggregata servono solo a creare buchi di bilancio. E’ la lezione tratta dalla crisi dal Fondo monetario internazionale, che viene bellamente ignorata dal malinconico manierismo liberista di casa nostra, da Giavazzi&Alesina, a Giannino, Zingales e Bisin di Fermare il Declino, ed ora perfino dalla campagna di Matteo Renzi. La realtà di questi anni ha rottamato le tesi di Serra, ma il sindaco non pare esserne accorto.

 

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