Non voterò Renzi alle primarie e non ho mai conosciuto Davide Serra, il finanziere con base alle Cayman (come tutti gli altri finanzieri, comprese le principali banche italiane). Ma a me questo attacco contro Renzi per la sua serata milanese con gli operatori finanziari appare subdolo, ipocrita, demagogico, mal calcolato e quindi destinato a ritorcersi contro chi l’ha lanciato. Non mi riferisco tanto al “Corriere della Sera”, anche se il corsivetto velenoso del quotidiano di Ferruccio de Bortoli faceva sorridere, pensando al pulpito da cui proveniva: vogliamo esaminare uno a uno i tesoretti e le società custodite nei paradisi fiscali dagli azionisti della Rcs? Come mai il Corrierone finge di scandalizzarsi a senso unico, quasi ignorasse che tutti gli operatori finanziari passano necessariamente da quei paradisi?
Mi riferisco invece alla pervicacia strumentale con cui “L’Unità” riprende per il secondo giorno consecutivo l’argomento Cayman scagliandolo addosso al povero Renzi. Penoso, una volta si sarebbe detto stalinista, ma invece è solo penoso. Più grave che ci sia cascato lo stesso Bersani, con il suo proclama purista: “Non accetterei consigli da chi ha la società alle Caiman”. Davvero? Temo debba cancellare metà della sua agenda telefonica. Le conversazioni con i Gavio, le affettuosità con i Tanzi, l’affidamento della sua segreteria politica a Filippo Penati, la confidenza con i vari Consorte e Sacchetti che nel frattempo si costituivano fondi per decine di milioni all’estero… devo continuare?
Il tema del rapporto fra politica e affari, e più in particolare della subalternità dimostrata negli ultimi vent’anni dai dirigenti della sinistra nei confronti dei vizi dell’establishment economico finanziario, meriterebbero un trattamento più serio. Evitando di randellare il neofita Renzi. Probabilmente alle primarie voterò Bersani ma, per favore, da navigato ambasciatore della sinistra nel rapporto con i poteri forti, davvero, non faccia la verginella.