L’Islanda dice sì alla democrazia diretta

lunedì, 22 ottobre 2012

La nuova Costituzione scritta saltando l’intermediazione della classe politica potrà diventare realtà in Islanda. Il referendum di ieri, a carattere consultivo, ha visto la netta vittoria dei sì alla riforma della legge fondamentale dell’isola del Nord. Quasi il 70% dell’elettorato ha approvato il testo, scritto da 25 cittadini eletti al di fuori delle liste di partito, e aperto ai contributi di tutti. La nuova Costituzione dovrà essere approvata dal Parlamento, sostituendo l’attuale in vigore dagli anni quaranta, e modellata su quella danese. E’ però difficile che i legislatori si oppongano ad una pronuncia popolare così netta, secondo la maggior parte degli osservatori e valutando i primi commenti al voto.

La nuova Costituzione islandese è figlia della crisi finanziaria che ha travolto l’isola del Nord. All’epoca del crack di Lehman Brothers l’Islanda ha visto crollare le sue tre più importanti banche, la cui nazionalizzazione ha fatto esplodere il debito pubblico. Per accedere ai crediti del Fondo monetario internazionale il nuovo governo islandese, socialdemocratico, ha dovuto imporre dure riforme. I cittadini dell’isola però si rifiutarono di accollarsi il debito di Icesave, una banca privata fallita, in un referendum che bocciò il piano concordato da governo e Fmi, l’evento più famoso della cosiddetta rivolta delle padelle. Al fine di recuperare il dialogo con la popolazione, l’esecutivo di Jóhanna Sigurðardóttir ha lanciato l’idea di far scrivere la riforma della Costituzione dagli stessi cittadini. La democrazia diretta ha ispirato l’intero processo di revisione della legge fondamentale, aperto al contributo di ogni cittadini. Durante i lavori, rendicontati quotidianamente grazie a internet, sono arrivati migliaia di commenti e centinaia di suggerimenti via Facebook o Twitter ai 25 delegati incaricati di riscrivere la Costituzione islandese.

Nelle votazioni di sabato la partecipazione è stata piuttosto bassa, con un tasso attestatosi poco sotto il 50%. I conservatori del partito per l’Indipendenza,il cui governo era stato travolto dalla crisi finanziaria, avevano invitato al boicottaggio della consultazione. Tra i sei quesiti posti in votazione, il più rilevante, oltre alla nuova Costitzione, era la nuova definizione delle risorse pubbliche, come l’energia o la pesca. Tutto ciò che non appartiene ai privati diventa proprietà nazionale, una nuova norma che ha già attirato numerose proteste da parte dei big dell’industria ittica e la delusione di molti investitori stranieri del campo energetico, già scontratisi negli scorsi mesi con le proteste islandesi. La via alternativa all’uscita della crisi prosegue nell’isola del Mare del Nord.

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.