Mancano ormai meno di due settimane alle presidenziali americane, e in molti stati gli americani stanno già esprimendo la loro scelta per la Casa Bianca grazie al cosiddetto early voting, la procedura che permette di votare prima del 6 novembre. I sondaggi rilevano un grande equilibrio a livello nazionale, con Barack Obama e Mitt Romney praticamente appaiati. Quattro siti specializzati realizzano una media delle intenzioni di voto pubblicate sui media statunitensi, e pur nella differenza dei valori, la loro analisi conferma il grande equilibrio di queste presidenziali. Secondo l’esperto del New York Times Nate Silver Obama guida con il 50,2% dei consensi rispetto al 48,8% di Mitt Romney. Real Clear Politics, che utilizza un modello di analisi più semplice di quello di Silver, registra invece una lieve prevalenza del candidato repubblicano, che avrebbe il 47,8% a livello nazionale rispetto al 47,2% ottenuto dal presidente nella media dei sondaggi. Huffintgon/Pollster invece rileva un vantaggio ancora inferiore di Romney, al 47,2% rispetto al 46,8% di Obama. Secondo Talking Points Memo, la cui media ponderata dà maggior peso agli ultimi sondaggi, il presidente sarebbe in vantaggio con il 49,1% dei voti rispetto al 46,9% del suo avversario repubblicano.
Le presidenziali statunitensi non sono però decise da chi ottiene più consensi a livello nazionale, ma da chi vince nel Collegio Elettorale. Ognuno dei 50 stati assegna un numero prefissato di Voti Elettorali, composto dalla somma dei rappresentanti alla Camera e dei due senatori. Si va da un massimo di 55 Voti Elettorali della California ad un minimo di 3 assegnati dagli stati più piccoli, come Delaware o Alaska. Per arrivare alla Casa Bianca bisogna superare la soglia dei 270 Voti Elettorali. In caso di pareggio a 269 l’elezione sarebbe decisa dalla Camera dei Rappresentanti. Nelle previsioni sul Collegio Elettorale Obama ha un lieve ma costante vantaggio rispetto a Mitt Romney. In questo momento il presidente si trova tra i 280 e i 290 Voti Elettorali, grazie al fatto che conduce i sondaggi nella maggior parte degli stati in bilico. Obama guida infatti in Wisconsin, Iowa, Nevada e sopratutto Ohio, lo stato probabilmente più importante di queste presidenziali. Senza una vittoria in Ohio, così come in Florida, dove attualmente conduce, Mitt Romney non potrebbe arrivare alla Casa Bianca. Barack Obama invece ha un percorso verso i 270 Voti Elettorali per il quale potrebbe perdere sia Ohio che Florida, ma dovrebbe vincere in Colorado e Virginia. In questi due stati i sondaggi rilevano una situazione di sostanziale parità statistica, con i due candidati divisi da meno di un punto percentuale.
Le presidenziali 2012 saranno decise dalla mobilitazione elettorale delle basi democratiche e repubblicane. La discrepanza tra i sondaggi si spiega infatti con la differente stima etnica dell’elettorato. Se le minoranze razziali costituiranno più di un quarto dei votanti, le chance di vittoria di Obama cresceranno. Al contrario, se il voto bianco pesasse di più rispetto al 2008, quando era al 75%, il prossimo presidente dovrebbe essere Mitt Romney. In questi ultimi giorni le due campagne stanno quindi cercando di mobilitare al massimo questi due diversi elettorati. Le prime indicazioni che arrivano dall’early voting in stati in bilico come Florida, North Carolina o Nevada sembrano indicare una forte mobilitazione di afro-americani, ispanici ed asiatici, un’ottima notizia per il presidente. Nel 2012 si potrebbe dunque verificare la vittoria di un presidente che ha perso a livello nazionale. Questo fatto si è già verificato tre volte nella storia statunitense, nel 1876, nel 1888 e nel 2000, quando Al Gore perse la Florida di poche centinaia di voti, così consegnando la Casa Bianca a Bush. Anche nel 1824 fu eletto presidente il candidato arrivato secondo a livello nazionale, John Quincy Adams, ma all’epoca molti stati però non registravano il voto dei loro cittadini, delegando l’assegnazione dei Voti Elettorali alle loro assemblee legislative.