Il partito che ritiene gli ebrei una minaccia per la sicurezza

martedì, 27 novembre 2012

Il governo ungherese dovrebbe comporre una lista per registrare gli ebrei che vivono nel paese, in particolare i parlamentari, perché rappresentano un pericolo per la sicurezza nazionale. La proposta che ha scioccato l’Ungheria, e che è stata per fortuna respinta, è stata lanciata da Marton Gyongyosi, uno dei giovani leader di Jobbik. Questa formazione, il cui nome vuol dire “Movimento per un’Ungheria migliore/di destra”, è già finita all’attenzione degli osservatori internazionali per la retorica incendiaria utilizzata contro la comunità rom, contro la quale sono stati organizzate manifestazione del tutto somiglianti a pogrom. A Jobbik faceva riferimento anche la controversa “Guardia Magiara”, organizzazione paramilitare disciolta per manifesta incostituzionalità.

In Parlamento Marton Gyongyosi ha chiesto al governo di registrare gli ebrei residenti in Ungheria, in particolar modo coloro che occupano posizioni di vertice come i parlamentari o gli esponenti del governo. Per il leader di Jobbik le origini ebraiche di queste persone pongono una minaccia per la sicurezza nazionale dell’Ungheria, a causa del loro legame con Israele. Le dichiarazioni di Marton Gyongyosi sono state effettuate durante una seduta parlamentare dedicata alla crisi di Gaza. Il governo di Orban, assai controverso per le sue posizioni controverso, ha attaccato le parole del leader di Jobbik, esprimendo totale dissenso, mentre l’opposizione socialista ha chiesto un inasprimento delle sanzioni contro i crimini legati all’odio razziale. Gyongyosi ha parzialmente ritrattato le sue dichiarazioni, ribadendo che la lista da lui proposta era indirizzata solo ai cittadini con doppia cittadinanza, ungherese ed israeliana.

Jobbik in questo momento rappresenta il terzo partito del Parlamento magiaro, ed in vista delle politiche del 2014, sta aumentando la sua retorica estremista. La formazione che governa a Budapest, Fidesz, è più volte stata criticata per la torsione autoritaria di molti suoi provvedimenti, come la legge di controllo dei media, la nuova legge elettorale che impone la registrazione al voto oppure la riduzione della tutela delle minoranze etniche. La gara a destra tra i conservatori magiari ha ora perfino resuscitato la retorica antisemita. L’Ungheria, come la Grecia, dipende dal Fondo monetario internazionale per contrastare la crisi che ha colpito il paese, e purtroppo come Atene registra l’esplosione di partiti politici che mimano il più tragico passato dell’Europa.

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