Amnesty International: l’Italia sfrutta gli immigrati

martedì, 18 dicembre 2012

Sono passati tre anni dalla rivolta degli “schiavi invisibili” di Rosarno ma le condizioni dei migranti che lavorano nei campi italiani non sono cambiate. Paghe inferiori al 40% rispetto ai lavoratori autoctoni, nessuna regolarizzazione, e condizioni di impiego disumane. La denuncia è lanciata dall’associazione per i diritti umani Amnesty International, che ha pubblicato un rapporto, intitolato ” Volevamo braccia e sono arrivati uomini” sullo sfruttamento subito dagli stranieri in Italia, in occasione del 22esimo anniversario della “Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei lavoratori e lavoratrici migranti e delle loro famiglie”. La Convenzione è  entrata a pieno titolo nel diritto internazionale nel 2003, dopo essere stata ratificata da 20 Stati membri. L’Italia però, così come gli altri Stati europei, non l’ha ratificata.

La ricerca si concentra sulla condizione dei lavoratori migranti provenienti da paesi dell’Africa subsahariana, dell’Africa del Nord e dell’Asia, impiegati in lavori poco qualificati, spesso stagionali o temporanei, per lo più nel settore agricolo delle province di Latina e Caserta. Nell’area di Latina, secondo dati ufficiali, un lavoratore agricolo su tre è straniero. Ma i dati reali, spiega Amnesty, sono ben diversi: gli immigrati, impiegati per turni più lunghi e salari più bassi del dovuto, arriverebbero all’80%. Nell’area di Caserta, sempre stando al rapporto, una giornata di lavoro di otto-dieci ore o più vale 20-30 euro, a volte addirittura solo 15 euro.

Il rapporto sottolinea comunque che lo sfruttamento dei lavoratori migranti è diffuso in tutto il paese.  “Nell’ultimo decennio le autorità italiane hanno alimentato l’ansia dell’opinione pubblica sostenendo che la sicurezza del paese è minacciata da un’incontrollabile immigrazione ‘clandestina’, giustificando in questo modo l’adozione di rigide misure che hanno posto i lavoratori migranti in una situazione legale precaria, rendendoli facili prede dello sfruttamento” – ha dichiarato Francesca Pizzutelli, ricercatrice del Segretariato Internazionale di Amnesty International e autrice del rapporto, nelle sue dichiarazioni riportate dal sito della Ong.”Il controllo dell’immigrazione può costituire un interesse legittimo di ogni stato, ma non dev’essere portato avanti a danno dei diritti umani di coloro che si trovano nel suo territorio, lavoratori migranti inclusi” – ha sottolineato Pizzutelli.”L’esito di tutto questo, spesso, per i lavoratori migranti consiste in paghe ben al di sotto del salario concordato tra le parti sociali, riduzioni arbitrarie dei compensi, ritardato o mancato pagamento, lunghi orari di lavoro. Si tratta di un problema diffuso e sistematico” – ha aggiunto Pizzutelli.

Amnesty International ritiene che la situazione creata dal ‘decreto flussi’, dal ‘pacchetto sicurezza’ e dall’inadeguatezza della protezione delle vittime di sfruttamento del lavoro faciliti lo sfruttamento dei lavoratori migranti e ostacoli il loro accesso alla giustizia”, si legge nel rapporto. Amnesty chiede quindi all’Italia di rivedere la politica migratoria espandendo i canali migratori regolari, e di abrogare il “pacchetto sicurezza” che ha istituito il reato di immigrazione clandestina e garantire l’applicazione della tutela giuridica ai lavoratori migranti.

(Con materiali di Reuters e fonti indicate)

 

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