Primarie del PD, il 70% degli eletti sarà scelto dai cittadini

sabato, 29 dicembre 2012

Oggi si sono aperti i seggi in molte regioni italiani, dove i cittadini iscritti all’albo degli elettori delle primarie “Italia Bene Comune” potranno recarsi per votare i candidati al Parlamento del Partito Democratico e di Sinistra Ecologia e Libertà. Sul “Sole 24 Ore” di oggi il professor Roberto D’Alimonte spiega come saranno composte le liste del Pd dopo il voto di oggi e domani. La più importante formazione del centrosinistra, il cui segretario  Pierluigi Bersani è il candidato alla presidenza del Consiglio, non assegnerà tutte le candidature in base alla scelta dei suoi elettori.

Il 90% dei posti in lista per la Camera dei Deputati e per il Senato della Repubblica sarà composto grazie alle primarie di oggi e domani, ma molti di questi candidati non avranno chance di elezione. Il Partito Democratico presenterà invece un numero cospicuo di candidati che verranno collocati in posizioni sicure nelle liste bloccate imposte dal Porcellum. I capolista delle circoscrizioni di Camera e Senato sono 44, mentre al segretario Bersani è stata riservata una quota di candidati scelti da lui pari a 92. Una simile quota è pari al 15% circa delle liste, ma come rimarca D’Alimonte, è assai probabile che i candidati del listino del segretario saranno collocati in posizioni sicure, così che gli eletti non scelti dal voto dei cittadini saranno almeno il 30%. Una quota cospicua, che servirà anche per riequilibrare alcune distorsioni delle primarie. Il Pd si è impegnato a garantire equa rappresentazione territoriale, ed a riservare almeno il 33% di candidature alle esponenti femminili.

E’ inoltre probabile che sia i posti da capilista sia che quelli del cosiddetto “listino” serviranno per garantire un maggior equilibrio tra le diverse correnti del Partito democratico. Molti esponenti che hanno simpatizzato per Matteo Renzi, timorosi per la chiusura alla partecipazione prevista dal regolamento, hanno preferito rinunciare alla competizione contro i molti candidati che sono appoggiati dalle organizzazioni territoriali del Pd, in netta prevalenza schieratesi con Bersani alle primarie per la presidenza del Consiglio. La quota di firme necessaria alla partecipazione alle primarie, il 5% degli iscritti di una federazione provinciale, è stata abbassata in molte realtà proprio per la difficoltà a raggiungere questa soglia di molti nuovi candidati.

La chiusura dell’analisi di Roberto D’Alimonte è però particolarmente significativa, perchè evidenzia la contraddizione “sistemica” tra l’istituto delle primarie e l’attuale legge elettorale. “Le primarie sono uno strumento inventato per la selezione di candidati alle cariche monocratiche. Il tentativo del Pd di adattarle alla scelta di candidati da mettere in listeplurinominali è certamente lodevole, ma è pur sempre un compromesso. Il modo migliore per restituire agli elettori la possibilità di scegliere i candidati è rappresentato dal collegio uninominale maggioritario. Speriamo che l’esito delle prossime elezioni ne consenta la resurrezione”.

 

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