In Italia record europeo di morti sul lavoro

lunedì, 7 gennaio 2013

I morti sul lavoro continuano ad essere un triste primato del nostro paese. Come rivelato da un’inchiesta di “Repubblica“, l’Italia è lo stato europeo con il maggior numero di deceduti durante la loro attività professionale. “Secondo statistiche Eurostat (aggiornate a dicembre 2012) considerando le attività del Nace-R2 (una sorta di ‘paniere’ delle 13 attività economiche comuni ai paesi della Ue) l’Italia tra il 2008 e il 2010 è stato per valori assoluti il Paese con più morti sul lavoro (718 vittime nell’ultimo anno considerato, contro le 567 della Germania, le 550 della Francia, le 338 della Spagna e le 172 della Gran Bretagna). Situazione leggermente migliore per gli infortuni con Germania e Spagna, che precedono il nostro Paese, in valori assoluti. ”

Questi dati, già molto negativi, vengono però contestati da alcune organizzazioni indipendenti rispetto all’Inail, l’istituto pubblico che fornisce assicurazione a chi subisce infortuni sul lavoro. L’Osservatorio Indipendente di Bologna morti per infortuni sul lavoro è un’associazione indipendente fondata da un ex operaio emiliano, Carlo Soricelli, che mantiene una diversa contabilità dei deceduti sul posto di lavoro. I suoi dati si discostano sensibilmente da quelli dell’ente pubblico: nel 2011, secondo Soricelli, ci sono stati più di 1170 vittime (+11,6% rispetto al 2010), e anche per il 2012 il valore si manterrebbe costante, con una stima di 1180. ” Nel 2012 sono morti 1180 lavoratori (stima minima) di cui 624 sui luoghi di lavoro( tutti documentati). Si arriva a superare il numero totale di oltre 1800 vittime se si aggiungono i lavoratori deceduti in itinere e sulle strade che sono considerati (giustamente), per le normative vigenti, morti per infortuni sul lavoro a tutti gli effetti. L’Osservatorio considera “morti sul lavoro” tutte le persone che perdono la vita mentre svolgono un’attività lavorativa, indipendentemente dalla loro posizione assicurativa e dalla loro età. Molte vittime non hanno nessuna assicurazione e muoiono lavorando in “nero”ed intere categorie non sono considerate morti sul lavoro

Ecco perché Carlo Soricelli non nasconde le sue critiche su quelli che sono ritenuti le statistiche più autorevoli del settore. “L’Inail non tiene conto dei lavoratori che non hanno nessuna assicurazione e muoiono in nero” – spiega l’ex operaio – “senza dimenticare le vittime nei nostri corpi militari o delle forze dell’ordine e la difficoltà di classificare tutte le morti che avvengono sulle strade”. Nonostante da tempo sia diventato un punto di riferimento della materia, il suo Osservatorio non trova sponde istituzionali. Il dibattito sui dati palesa le difficoltà di compilazione di una simile banca dati, ma neppure l’Inail contesta la drammatica dimensione del fenomeno delle morti sul lavoro. Nel 2012 l’istituto ha rivelato una leggera contrazione di decessi rispetto al 2011, ma solo in ragione del calo dell’edilizia. Si costruisce di meno, e quindi si muore di meno, una correlazione che pare rinsaldare l’ineluttabilità della perdita della vita nelle occupazioni più rischiose.

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