Sondaggi, Bersani é il favorito ma il Senato è in bilico

sabato, 19 gennaio 2013

Mancano pochissimi giorni all’apertura ufficiale della campagna per le elezioni nazionali e regionali del 24 e 25 febbraio, ma il quadro rilevato dalle maggiori società demoscopiche italiane è piuttosto coerente e stabilizzato da alcuni mesi. La coalizione di centrosinistra guidata da Pierluigi Bersani ha un vantaggio piuttosto netto, ma il ritorno dell’alleanza tra un Berlusconi in recupero ed una Lega Nord ancora rilevante rende difficile il raggiungimento di una maggioranza al Senato. Questo dato è aggravato dal Porcellum, che appare davvero una legge elettorale ritagliata su misura sulle caratteristiche del centrodestra italiano, storicamente più forte nelle grandi regioni, in primis quelle settentrionali. In questo momento la nuova coalizione raggruppata attorno a Mario Monti, così come il MoVimento a 5 Stelle, sembrano indirizzati verso un buon risultato che sarebbe però inferiore rispetto alle notevoli aspettative createsi negli ultimi tempi. Benché contenuto nei numeri, la nuova formazione guidata da Antonio Ingroia sta ottenendo buoni valori, almeno nei primi sondaggi di queste settimane.

Negli ultimi sondaggi realizzati da dieci istituti demoscopici, Swg, Datamonitor, Emg, Euromedia Research, Lorien Consulting, Ispo Ricerche, Ipr Marketing, Ipsos,   Istituto Piepol e Tecnè, il centrosinistra guidato da Pierluigi Bersani guida con un vantaggio medio di 8,9 punti percentuali sul secondo polo del paese, il centrodestra di Berlusconi e Maroni. La coalizione di Pd, Sel, Centro Democratico e Psi ottiene in media un consenso del 37,1% nella media che è stata calcolato da Donato De Sena per Giornalettismo. Gli avversari si fermano al 28,2. L’aggregazione a sostegno di Bersani oscilla tra il 33% indicato da SWG al 41% netto stimato da Piepoli (sondaggio realizzato il 7 gennaio per Affaritaliani). Pdl, Lega ed altre liste collegate si muovono invece, dal 24,6% segnalato da Swg (rilevazione per la trasmissione di Raitre Agorà) al 34,2 di Euromedia, il sondaggista di fiducia di Berlusconi. Udc, Fli e Scelta Civica per Monti conquisterebbero oggi il 14,3% dei consensi. I centristi si muovono dall’11% di Euromedia al 16 di Ipsos (sondaggio del 14 gennaio per la trasmissione di Raitre Ballarò). Il Movimento 5 Stelle vale in media il 12,5%. Rivoluzione Civile di Ingroia il 4,6%. Anche la media dei sondaggi realizzata dalla società di sondaggi ed analisti statistiche Quorum per il sito YouTrend conferma i dati sopra forniti, come si vede nella tabella inserita qui sotto.

Per quanto riguarda i partiti, il Pd è nettamente la prima formazione del paese, l’unica a superare il 30% nella media dei sondaggi pubblicati in questi ultimi giorni. I democratici si assestano al 31,5%, Sel al 4,5, Udc al 4,1, Fli all’1,2, Scelta Civica al 9, Pdl al 17,8, Lega Nord al 5,5, La Destra all’1,6. Altri partiti oscillano intorno all’1%, ed essendo non coalizzati appaiono destinati a rimanere fuori dalla Camera. In queste settimane si è assistito ad una leggera flessione del Pd, esploso su valori non così distanti dal 40% in occasione delle primarie, anche in ragione del vero e proprio boom mediatico che accompagnò la sfida tra Bersani e Renzi, mentre il ritorno di Berlusconi ha beneficiato il Popolo della Libertà. La nuova formazione di Monti ha conquistato numerosi consensi, ma in parte a danno dei suoi alleati Udc e Fli, scesi a percentuali molto basse. Il MoVimento 5 Stelle ha invece frenato la sua rincorsa, e dopo il boom di autunno, quando sfiorava il 20%, la formazione di Beppe Grillo è calata costantemente. Il M5S paga probabilmente la mobilitazione dell’elettorato più indeciso, che tende a premiare le formazioni maggiori.

La conquista del premio di maggioranza assegnato dal Porcellum  per la Camera dei Deputati sembra piuttosto sicura per la coalizione di Bersani, che però subisce maggiori difficoltà al Senato. Nelle più popolose regioni del paese, Lazio a parte, i sondaggisti rilevano una competizione equilibrata, con il centrodestra in leggero vantaggio in Veneto, dove la vittoria appare sicura, ma anche Sicilia e sopratutto Lombardia. Queste tre regioni assegnano ben 98 seggi sui 315 totali di Palazzo Madama, una percentuale che supera il 30%. Il Porcellum assegna alla coalizione vincente in una regione il 55% dei seggi, mentre distribuisce il restante 45% alle coalizioni che superano il 20% oppure alla singola lista che va oltre l’8%.

 

 

 

Questa ripartizione favorisce il centrodestra, tradizionalmente più forte proprio nelle regioni che assegnano più seggi. La Lombardia è diventata il premio più ambito proprio per l’enorme differenza che questa regione potrà determinare sulla futura maggioranza di Palazzo Madama.

 

In caso di vittoria il centrosinistra otterrebbe ben 27 seggi, mentre se perdesse la coalizione di Bersani, a sondaggi attuali, dovrebbe accontentarsi di 11 mandati. Al momento i sondaggi rilevano una situazione di estremo equilibrio in Lombardia, un dato che si replica anche nella sfida per la Regione tra Maroni ed Ambrosoli, mentre in Veneto il centrodestra appare piuttosto favorito.

 

In Sicilia e anche Campania, altro granaio da 29 seggi, la distanza tra Bersani e Berlusconi rimane assai ravvicinata anche per il boom della lista di Antonio Ingroia nelle regioni meridionali.

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